Lo spostamento dei tifosi è la prima causa delle emissioni di un club di calcio
Il calcio è lo sport più seguito al mondo, una passione che muove milioni di persone. Tuttavia, il suo impatto sull’ambiente è enorme e sempre più difficile da ignorare. Stadi illuminati a giorno, folle di tifosi in movimento e consumi elevati di energia e risorse portano il calcio a essere un settore altamente inquinante.
Il problema, però, non riguarda solo i grandi eventi come i Mondiali o la Champions League: ogni partita, dalle leghe nazionali ai tornei regionali, contribuisce a un’impronta ecologica significativa.
Quanto inquina una partita di calcio? I dati parlano chiaro
Uno studio promosso dall’Unione Europea e dal progetto Free Kicks, coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha evidenziato numeri allarmanti sull’impatto ecologico del calcio. Secondo il rapporto, il 40% dell’inquinamento legato a questo sport deriva dai mezzi di trasporto utilizzati dai tifosi: auto private, autobus e aerei sono i principali responsabili delle emissioni di CO₂ durante le trasferte. Seguono i consumi energetici degli stadi (35%) e il cibo e le bevande venduti durante le partite (15%).
Un caso concreto è quello dello stadio Benito Villamarín di Siviglia, dove il Real Betis gioca le sue partite casalinghe. Con una capienza di 60.000 spettatori, ogni incontro genera 71.500 kg di CO₂, pari alle emissioni di un’auto che percorre 500.000 chilometri, ossia 41 volte la distanza da Roma a Hong Kong. Non solo: per ogni partita si consumano 70.315 m³ di acqua, una quantità sufficiente a irrigare 27 ettari di campi coltivati a pomodori.
Questi numeri diventano ancora più preoccupanti se considerati su scala stagionale. In un campionato con 38 giornate, il consumo di risorse e le emissioni di CO₂ raggiungono livelli insostenibili. E sebbene il Real Betis sia tra i pochi club a monitorare l’impatto ambientale delle sue attività, la maggior parte delle squadre e delle federazioni calcistiche europee non adotta politiche di sostenibilità efficaci.
L’impegno delle squadre e delle federazioni
Il progetto europeo Free Kicks ha l’obiettivo di promuovere l’economia circolare e la sostenibilità ambientale nel calcio, coinvolgendo club e federazioni. Tra i partecipanti ci sono squadre come il Real Betis, il Porto, il Racing Club e le federazioni calcistiche di Italia e Romania. Tuttavia, l’impegno delle squadre italiane è ancora limitato.
La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), ad esempio, ha aderito al progetto e pubblicato una Carta della sostenibilità con obiettivi da raggiungere entro il 2030. Ma al di là delle intenzioni, le azioni concrete sono poche. Una delle iniziative più recenti è stata la raccolta di 45 kg di tappi di plastica nelle tre sedi romane della FIGC, destinati alla Caritas. Sebbene si tratti di un gesto simbolico apprezzabile, è evidente che servono interventi più strutturati e incisivi per affrontare il problema delle emissioni nel calcio.
Cosa si può fare per rendere il calcio più sostenibile?
Il calcio ha il potenziale per diventare un esempio virtuoso di sostenibilità ambientale, ma è necessario un cambio di passo. Ecco alcune strategie che potrebbero essere adottate:
- Ridurre l’impatto dei trasporti
- Incentivare l’uso di mezzi pubblici per raggiungere gli stadi, magari includendo il costo del biglietto nei titoli di viaggio.
- Promuovere il carpooling e l’utilizzo di autobus elettrici per i tifosi in trasferta.
- Ridurre i voli privati delle squadre, optando per mezzi di trasporto meno inquinanti.
- Stadi più green
- Installare pannelli solari e sistemi di accumulo energetico per alimentare l’illuminazione degli stadi.
- Ridurre gli sprechi d’acqua utilizzando sistemi di riciclo per irrigare i campi.
- Adottare tecnologie per il monitoraggio dei consumi energetici e idrici.
- Ridurre i rifiuti
- Eliminare la plastica monouso all’interno degli stadi, utilizzando materiali biodegradabili per cibo e bevande.
- Creare aree di raccolta differenziata per incentivare il riciclo durante le partite.
- Sensibilizzare i tifosi
- Lanciare campagne di educazione ambientale per coinvolgere i tifosi nella riduzione delle emissioni.
- Premiare comportamenti sostenibili, come l’uso dei mezzi pubblici o il riciclo, con sconti sui biglietti.
I club con un grande seguito di tifosi, come Juventus, Milan, Inter, Napoli e Roma, hanno una responsabilità particolare. Grazie alla loro visibilità, possono influenzare milioni di persone e promuovere il cambiamento non solo all’interno del calcio, ma anche nella società.
In Europa, alcune federazioni stanno già facendo progressi, ma è necessario che anche la FIGC e le squadre italiane si impegnino attivamente. Con un 70% dei tifosi europei che chiede politiche più green, l’opportunità di trasformare il calcio in un modello di sostenibilità è enorme.
Conclusioni
Il calcio è uno sport che ispira milioni di persone e ha il potenziale per diventare un motore di cambiamento positivo. Ma per farlo, deve affrontare il suo impatto ambientale con la stessa passione che caratterizza il gioco. Federazioni, club e tifosi devono lavorare insieme per rendere il pallone non solo più leggero, ma anche più “verde”.
L’impatto di una partita può essere ridotto, ma il cambiamento richiede azioni concrete e coraggiose. È ora che il calcio scenda in campo per il pianeta.