Una ricerca inglese smentisce il populismo ecologista
Non esiste nessun legame tra l’esposizione alle emissioni degli inceneritori di rifiuti urbani e le morti infantili. È questo, in sintesi, il riassunto di una ricerca condotta dall’Imperial College London e finanziata dalla Public Health England (agenzia esecutiva del Dipartimento di salute e assistenza sociale nel Regno Unito) e dal Governo scozzese con il supporto del Medical Research Council e del National Institute for Health Research.
Con 22 inceneritori presi in esame in sette anni, si tratta dell’«analisi più ampia e completa condotta fino ad oggi sugli effetti degli inceneritori di rifiuti urbani sulla sanità pubblica nel Regno Unito». Certo, la ricerca rivela che la vicinanza agli inceneritori è coincisa con un riscontro di difetti maggiori alla nascita. Ma è altrettanto vero che a) si tratta di percentuali bassissime (0,6 casi ogni 1.000 nascite per difetti cardiaci congeniti e 0,6 casi per 1.000 nati maschi per ipospadia – malformazione agli organi genitali – rilevati nei 10 km prossimi agli inceneritori) e che b) nulla dimostra che tali difetti congeniti siano collegati agli inceneritori.
Senza dimenticare che con gli inceneritori moderni il rischio dovrebbe essere pari a zero. A tal proposito, Anna Hansell, direttrice del Centre for Environmental Health and Sustainability all’University of Leicester, che ha guidato l’avvio dello studio condotto all’Imperial College London, è chiara: «É probabile che gli inceneritori moderni e ben regolati abbiano un impatto molto piccolo, se non addirittura impercettibile, sulle persone che vivono nelle vicinanze».
E in Italia? Anche da noi, come Oltremanica, i dati confermano l’impatto zero (o comunque prossimo allo zero) dei termovalorizzatori. Che ricordiamo, sono inceneritori con recupero energetico. «I fattori di rischio sono tanti», osservano al Cnr. «Sicuramente rischia di più chi fuma due pacchetti ed è lontano dall’inceneritore da chi non fuma ed è vicino all’inceneritore». E anche qui, gli impianti moderni azzerano i rischi. Prendiamo il termovalorizzatore di Brescia, il più grande in Italia. Secondo i dati rilevati all’Arpa, l’impianto (le cui emissioni sono diminuite del 77% secondo i dati Arpa Lombardia) è responsabile dello 0,1% di tutto il PM10 in Lombardia (il record spetta al riscaldamento con il 48%) del 2,9% di tutto il biossido di zolfo e del 2,3% degli ossidi d’azoto (il record spetta al traffico, con il 52%).
Dunque, nessuna evidenza tra termovalorizzatori e malattie della popolazione vicino a questi. E poco importa che la Corte Ue abbia di recente ribadito e legittimato il ruolo dei termovalorizzatori nella gestione dei rifiuti sembra aver cambiato l’opinione dei catastrofisti: inceneritori e termovalorizzatori continuano ad essere visti come fonte di inquinamento e di pericolo da parte di comitati ambientalisti, Nimby e Nimto (acronimo per “not in my terms of office”, cioè “non durante il mio mandato elettorale”).
Naturalmente il populismo ecologista (a volte in buona fede, ma altre per calcolo politico o nell’interesse delle ecomafie) esige un prezzo da pagare. In Italia, il problema dei rifiuti è sempre più grande, e Roma, con le 300 tonnellate di immondizia a cielo aperto, ne è l’esempio più drammatico e lampante. La Capitale è, non a caso, la rappresentazione di un Paese che, se da una parte è ai primi posti per l’economia circolare e vanti ottime percentuali di differenziata, dall’altra sotterra i rifiuti indifferenziati e avversa gli inceneritori, mentre nel Nord Europa è routine affidarsi a moderni termovalorizzatori che non inquinano e producono energia (Spittelau, nel centro di Vienna, è addirittura un’attrazione turistica). E i dati sono eloquenti: nel 2017 i rifiuti urbani finiti nel termovalorizzatore sono stati 5,5 milioni (il 18% del totale). Dieci punti percentuali in meno rispetto alla media europea (e la metà rispetto al Regno Unito).
E mentre le discariche collassano (si calcola che in un paio d’anni la loro capienza sarà finita) e gli afrori di putrefazione accompagnano le giornate dei cittadini romani, la resa dei conti per il Paese si avvicina…