Al via l’End of waste per carta e cartone
Dal 24 febbraio 2021, scattano le regole e le procedure dell’End of waste anche per i rifiuti cellulosici. In altre parole, i rifiuti di carta e cartone potranno essere trattati, “riabilitati” a ordinari beni ed entrare di fatto in concorrenza con la materia prima vergine.
Come anticipato qualche mese fa, si tratta di una buona notizia per almeno tre motivi, visto che viene: a) valorizzata l’attività di recupero e riciclo dei materiali; b) ridotto il consumo di risorse naturali e materie prime (nel caso, gli alberi); c) abbassata la quantità di rifiuti destinata allo smaltimento.
Naturalmente, affinché avvenga il passaggio da rifiuto a materiale utilizzabile in cicli produttivi, le autorità pubbliche e i gestori degli impianti di trattamento dovranno osservare una serie di norme, contenute in fonti nazionali e comunitari, sia sotto il profilo formale (autorizzazioni) che sostanziali (rispetto di regole e norme ad hoc).
E qui, viene il bello (o meglio, il brutto). Tra il 2005 e il 2008, l’Ue ha riformulato la disciplina sui rifiuti in ottica End of waste, stabilendo che i criteri affinché i rifiuti possano tornare sul mercato dovevano essere individuati dai regolamenti europei o, in loro assenza, da norme degli Stati membri, applicabili caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto. L’Italia, però, non ha colmato i vuoti legislativi in materia, come accertato da una sentenza del Consiglio di Stato del 28 febbraio 2018 che ha bloccato rinnovi e nuove autorizzazioni da parte delle Regioni per le parti non regolamentate. Il risultato? Stop di buona parte dell’economia circolare della Penisola e scontento – in un colpo solo – di ambientalisti e imprese di settore.
Insomma, se da una parte va riconosciuta l’accelerazione nella pubblicazione di decreti negli ultimi anni (è il caso, appunto, della carta e cartone), dall’altra non si possono non sottolineare i ritardi e le inadempienze normative in materia di End of waste. Un dossier di eprcomunicazione, da poco pubblicato, fotografa la situazione d’impasse dei decreti Eow: in Italia, 5 risultano già pubblicati in Gazzetta ufficiale, 4 predisposti, 4 in consultazione, 4 in fase istruttoria e 7 non avviati.
Insomma, tra norme e semplificazione, al neo-ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani spetta una sfida difficile quanto fondamentale per il Paese. La ripartenza dell’Italia quando l’emergenza covid sarà terminata, in effetti, partirà anche dalla green economy.