
Automotive 2025: come rilanciare l’industria automobilistica europea
Il 2025 segna una tappa cruciale per il settore automotive europeo: crisi produttive, transizione energetica, competizione globale e mutamenti delle abitudini dei consumatori stanno trasformando profondamente l’intero ecosistema.
Con un quarto delle nuove auto vendute in Europa che oggi è elettrico e il sorpasso sui veicoli a combustione previsto per il 2030, il 2025 sarà un anno determinante per definire il futuro del settore.
“Il 2025 purtroppo sarà un altro anno molto difficile per l’industria automobilistica europea – mette in guardia Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, su “Agenda Digitale” -. Ma credo che sarà anche un anno decisivo per provare a gettare le basi per un suo ancora possibile rilancio. Deve essere però chiaro che contrariamente alla vulgata mediatica recentemente imperante non è il Green Deal europeo ad averne causato la crisi, ma al contrario quella scelta politica può essere tuttora l’unica ancora di salvataggio per un settore industriale così importante. La risposta giusta e ormai non più rinviabile è il Piano Draghi, ciò che serve per salvare la competitività e il settore automobilistico in Europa”.
Ma quali sono le azioni necessarie per affrontare queste sfide e cogliere le opportunità? Scopriamo le criticità e le possibili soluzioni, con uno sguardo al ruolo cruciale del cosiddetto “Piano Draghi”.
La crisi del settore: un problema radicato
L’automotive europeo ha vissuto un decennio di difficoltà, aggravate dalla pandemia di COVID-19 e dalla conseguente contrazione del mercato. Secondo recenti stime, il 2024 ha segnato un’ulteriore diminuzione delle vendite, con due milioni di vetture in meno rispetto al periodo pre-pandemia. La Volkswagen ha perso mezzo milione di unità, e colossi come Continental e Michelin stanno ridimensionando drasticamente le loro operazioni, con migliaia di posti di lavoro a rischio.
La crisi è particolarmente evidente in Germania, tradizionalmente il motore produttivo d’Europa. Qui, il settore automobilistico sta subendo una vera e propria deindustrializzazione. I costi elevati dell’energia, la competizione internazionale e l’incertezza politica hanno costretto molte imprese a tagliare gli investimenti e a delocalizzare le produzioni.
Ma il problema non riguarda solo la Germania. In Italia, l’industria legata alla componentistica, da sempre un punto di forza del nostro Paese, sta vivendo una crisi senza precedenti, con una contrazione della produzione che dura da oltre 21 mesi consecutivi.
Le cause della crisi
Secondo gli esperti, la crisi del settore è dovuta a un insieme di fattori:
- Un mercato maturo: le vendite di automobili sono in calo a causa della saturazione del mercato e dei cambiamenti demografici. L’età media per conseguire la patente, ad esempio, è passata dai 18 ai 22 anni, segno di un disinteresse crescente da parte delle nuove generazioni.
- Costi elevati: i prezzi delle automobili, soprattutto quelle elettriche, rimangono fuori portata per molti consumatori, complice anche la stagnazione dei salari.
- Perdita di competitività: l’Europa sta perdendo terreno rispetto alla Cina e agli Stati Uniti, Paesi che hanno investito massicciamente nell’elettrificazione e nelle nuove tecnologie.
La transizione energetica: un’opportunità da cogliere
In un contesto di crescente pressione per la riduzione delle emissioni, la transizione verso veicoli elettrici (EV) è diventata una priorità assoluta. Secondo BloombergNEF, nel 2024 sono stati venduti 17 milioni di veicoli elettrici e ibridi, con una crescita prevista del 20% nel 2025. L’Europa punta a eliminare i motori endotermici entro il 2035, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario accelerare.
Le azioni indispensabili includono:
- Investimenti nella ricerca e nello sviluppo di batterie: Nel 2024, il costo delle batterie agli ioni di litio è sceso del 20%, raggiungendo i 115 dollari per kWh. Questo ha ridotto i costi dei veicoli elettrici, ma servono ulteriori progressi tecnologici per rendere queste soluzioni ancora più accessibili.
- Reti di ricarica diffuse e affidabili: La mancanza di infrastrutture adeguate rimane uno dei principali ostacoli all’adozione di massa dei veicoli elettrici.
- Incentivi stabili: Politiche di supporto coerenti sono fondamentali per incoraggiare i consumatori a passare all’elettrico e per sostenere la riconversione dell’industria.
Il piano Draghi: una roadmap per il rilancio
L’Europa si trova a competere con due giganti: la Cina e gli Stati Uniti. La Cina domina il mercato dei veicoli elettrici, con il 75% delle immatricolazioni globali nel 2024, grazie a politiche industriali aggressive e una capacità produttiva su larga scala.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno investendo miliardi di dollari nella produzione di batterie e veicoli elettrici, ma l’eventuale ritorno di Trump potrebbe modificare questo scenario. Il suo programma prevede l’abolizione dei crediti d’imposta per l’acquisto di EV e l’introduzione di dazi severi sulle importazioni, misure che potrebbero distorcere il mercato globale.
Il “Piano Draghi” rappresenta un faro per guidare l’automotive europeo fuori dalla crisi. Tra le sue priorità figurano:
- Sostegno all’intera filiera: Per promuovere efficacemente l’elettrico non si dovrebbe solo prevedere la fine della produzione di motori endotermici entro una determinata data ma sostenere la riconversione dell’intera filiera della componentistica in modo da garantire una transizione inclusiva.
- Progetti di cooperazione europea: Gli IPCEI (Progetti Importanti di Interesse Comune Europeo) devono essere sfruttati per sviluppare tecnologie innovative, come la guida autonoma e i sistemi di mobilità smart.
- Integrazione delle filiere: È necessario rafforzare la collaborazione tra i Paesi membri per ottimizzare i processi produttivi e ridurre i costi.
- Economia circolare: Favorire il riciclo dei materiali e delle componenti per ridurre la dipendenza da risorse critiche.
L’innovazione tecnologica sarà cruciale per il futuro dell’automotive. Modelli a prezzi accessibili, come la Volkswagen ID.2all e la Fiat Panda EV, rappresentano un passo nella giusta direzione, ma è necessario un maggiore impegno per rendere i veicoli elettrici competitivi su larga scala.
Le fusioni, inoltre, potrebbero ridefinire il panorama industriale. Si parla di una possibile alleanza tra Renault e Stellantis per creare un “airbus dell’auto”, mentre in Asia Honda, Nissan e Mitsubishi stanno esplorando opportunità di integrazione.
Nel 2025 l’accordo sui dazi fra Usa e Ue, infine, potrebbe portare a una svolta in questa disputa, scongiurando la guerra commerciale e assicurando maggiore parità di condizioni sul mercato europeo.
Conclusione: innovare per sopravvivere
Il 2025 sarà un anno cruciale per l’automotive europeo. La transizione verso l’elettrico, se gestita con una strategia chiara e una politica industriale coerente, può trasformare la crisi in un’opportunità.
L’Europa deve agire ora, accelerando il Piano Draghi, investendo nell’innovazione e rafforzando la sua competitività globale. Solo così sarà possibile affrontare le sfide del futuro e rilanciare uno dei settori più importanti per l’economia del continente.
