Il modello delle 10 R per capire l’economia circolare
No rifiuti, sì scarti: breve guida (con esempi) sui principi della circolarità.
Cos’è l’economia circolare? La sensazione è che, negli ultimi anni, tanti usino questa espressione, ma pochi ne hanno compreso significato e portata. Per questo, vale la pena di fare chiarezza sull’argomento nella consapevolezza di trovarsi di fronte a un argomento vasto e complesso. Non è un caso che Julian Kirchherr, Denise Reike e Marko Hekkert, in una pubblicazione del 2017, abbiano individuato ben 114 diverse definizioni di economia circolare usate in vari contesti. Dunque, impossibile fornire una definizione unica, definitiva di economia circolare. Così come è impossibile esaudire il tema in un articolo. Possibile, però, cercare di capire il senso di quella che è (o meglio, sarebbe) una grande rivoluzione per la nostra società.
Sì scarti, no rifiuti
Esagerato parlare di rivoluzione? No, perché economia circolare vuole dire creare le condizioni per un sistema senza rifiuti. Certo, ogni processo produttivo genera residui di vario tipo. E i residui, per definizione, presuppongono un degrado, una perdita di utilità, di potenziale delle energie o delle materie di partenza. Solo che c’è differenza tra produrre scarti e produrre rifiuti. Gli scarti degli animali o delle piante fanno parte di un processo ecologico che dà origine a un nuovo ciclo vitale, i rifiuti (che sono solo degli uomini) no. Di quest’ultimi la natura non sa che farsene.
Insomma, l’economia circolare vuol dire far funzionare i nostri processi, la nostra economia come quelli degli altri esseri viventi. Vuol dire costruire un sistema nel quale i rifiuti (ri)diventino scarti. Nell’economia circolare da ogni cosa ne rinasce un’altra. E le risorse non sono destinate ad esaurirsi come in quella lineare.
Come fare economia circolare?
C’è poi la questione sul come attuare l’economia circolare, sul come renderla concreta. Anche qui, la sensazione è che sotto il cielo la confusione sia grande. Per fortuna, però, ci sono le 10 R. Uno schema che, al netto delle varianti del caso (in alcuni casi le R sono rinominate o sostituite con altre), rappresenta una bussola per un mondo senza rifiuti. Ma non solo. Le 10 R indicano anche un percorso di crescita fino ad arrivare alla vera e propria economia circolare: le prime (o ultime, a seconda del punto d’osservazione) tre R – cioè quelle 9, 8 e 7 – parlano ancora di rifiuti; le successive quattro (R 3, 4, 5 e 6) riguardano i pezzi di ricambio; le ultime tre (R2, R1, R0) guardano ai produttori dei beni affinché producano beni meno impattanti e pensati per durare, essere riparati o riutilizzati.
Proprio quest’ultime danno l’idea della portata rivoluzionaria dell’economia circolare. Al netto delle parole e dei propositi troppo spesso sbandierati nelle tavole rotonde, economia circolare vuol dire ripensare il nostro modello di economia, di consumo, di sviluppo, di organizzazione di lavoro e di agire delle istituzioni pubbliche. Un cambiamento economico, istituzionale, ma anche culturale che ci coinvolge tutti. Per questo difficile, quanto stimolante e necessario.
Fonte: Un mondo senza rifiuti (Alessandro Massarutto)