 
	La più grande centrale idroelettrica del mondo si trova in Tibet
La Cina ha avviato i lavori per costruire, nella regione autonoma del Tibet, quella che diventerà la più grande centrale idroelettrica del mondo. L’impianto sorgerà lungo il fiume Yarlung Tsangpo e comprenderà una diga principale e cinque centrali disposte in cascata. Il tratto interessato è di circa 50 chilometri, con un dislivello complessivo di quasi 2000 metri: un’opera ingegneristica senza precedenti, che richiederà anche la rettifica di alcune anse del fiume e l’uso di condotti sotterranei.
Potenza e produzione
Secondo le stime, la potenza installata oscillerà tra i 60 e i 70 gigawatt, con una produzione annua superiore a 300 miliardi di kWh. Si tratta di oltre tre volte l’energia generata dalla già imponente Diga delle Tre Gole. Una quantità di elettricità sufficiente ad alimentare più di 300 milioni di persone, rendendo il progetto una delle più ambiziose risposte alla crescente domanda energetica della Cina.
Costi e organizzazione
Il costo complessivo dell’opera è stimato in circa 167,8 miliardi di dollari. Il progetto, approvato nel dicembre 2024, è stato inserito tra le priorità strategiche nazionali e affidato alla China Yajiang Group Co., una compagnia statale creata appositamente. Non è ancora stata comunicata una data precisa per il completamento, anche se la sua complessità lascia intuire tempi molto lunghi.
Obiettivi energetici e climatici
La costruzione della diga si inserisce nel quadro degli impegni della Cina per ridurre le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. L’impianto, oltre a produrre energia pulita, dovrebbe contribuire alla mitigazione dei rischi idrogeologici e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Le autorità cinesi hanno sottolineato come l’opera rappresenti un passo decisivo verso un sistema energetico più sostenibile.
Criticità e impatti geopolitici
Non mancano tuttavia le preoccupazioni. Sul piano ambientale, la modifica del corso del fiume e l’impatto sugli ecosistemi sollevano dubbi tra gli esperti. Sul piano geopolitico, India e Bangladesh guardano con apprensione al progetto, poiché dipendono dalle acque dello stesso bacino per l’agricoltura e la vita quotidiana. La possibilità che la Cina possa controllare i flussi idrici viene percepita come una potenziale leva di pressione. Pechino ha però dichiarato che il progetto è stato valutato scientificamente e che non sarà utilizzato come strumento politico.
La nuova diga sullo Yarlung Tsangpo rappresenta un’opera titanica, destinata a segnare un primato mondiale nella produzione idroelettrica. Le sue potenzialità in termini di energia pulita e riduzione delle emissioni sono enormi, ma restano forti incognite sugli impatti ambientali e geopolitici. Sarà quindi cruciale monitorare nei prossimi anni come la Cina bilancerà le sue ambizioni energetiche con la tutela degli ecosistemi e la stabilità delle relazioni con i paesi vicini.
