Stop alle auto a benzina, diesel e gpl dal 2035: scelta coraggiosa o azzardata?
La decisione del Parlamento europeo divide: i numeri che preoccupano.
Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta della Commissione di vietare la vendita di auto nuove a benzina, diesel e gpl a partire dal 2035. Si tratta di un passo importante verso un’economia sempre più sostenibile. Inevitabili le divisioni sul tema. L’assemblea di Strasburgo si è spaccata in due con 339 i voti a favore, 249 i contrari e 24 gli astenuti. Respinto l’emendamento presentato dal Ppe (che ha votato contro la proposta della Commissione) che consentiva alle case automobilistiche di mantenere sul mercato una quota pari al 10 per cento dei mezzi con motore a combustione interna anche dopo il 2035. Accolto, invece, l’emendamento (a firma di tutti gli eurodeputati italiani) che aveva l’obiettivo di salvaguardare la produzione supercar nella motor valley dell’Emilia-Romagna. Ok dell’Europarlamento, quindi, al prolungamento dal 2030 fino al 2036 della deroga per i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila l’anno) e furgoni (da 1000 a 22mila).
Alla base delle resistenze da parte dei contrari allo stop dal 2035, ci sono i timori per le ripercussioni occupazionali. Secondo i costruttori, in Italia sarebbero a rischio oltre 70 mila posti di lavoro a fronte dei 6 mila posti che verrebbero creati dall’auto elettrica. Se per realizzare un motore termico servono 100 persone, per un elettrico ne bastano 25. Insomma, il tema c’è. Le preoccupazioni hanno le loro ragioni, anche se i fautori di una transizione “accelerata” fanno notare che la decisione dell’Assemblea di Strasburgo abbrevia soltanto i tempi di un processo di mercato già in corso.
Se l’auto e le quote di scambio di emissioni inquinanti dividono popolari e socialisti (una parte del pacchetto sul clima dovrà tornare in commissione ambiente, mentre è slittato anche il voto sulla carbon tax), il caricabatteria universale unisce. Entro l’autunno del 2024 dovrà essere munito di cavo usbc. E per ridurre i rifiuti elettronici previsto anche lo stop alla vendita di caricabatterie nuovi con ogni dispositivo. A conferma che – decennio più, decennio meno – la transizione è iniziata.