Siccità in Italia: inutile sperare nella pioggia
Danni per l’agricoltura fino a due miliardi. Anche se piovesse, eventuali precipitazioni potrebbero rivelarsi un boomerang…
Da 70 anni non si verificava uno scenario simile. Secondo i dati del Cnr di Bologna, il maggio appena passato è il secondo più caldo degli ultimi 220 anni in Italia, dopo il maggio 2003. Il Piemonte registra una crisi idrica peggiore proprio del 2003, con il fiume Po che ha una portata d’acqua inferiore del 72 per cento. Al punto che il presidente della Regione, Alberto Cirio, ha chiesto lo stato di calamità per l’agricoltura.
Agricoltura in ginocchio
Una situazione drammatica: 170 comuni hanno adottato ordinanze ad hoc per l’uso consapevole dell’acqua potabile, in dieci comuni del novarese è scattata l’interruzione notturna delle forniture, mentre in provincia di Torino sono entrati in azione ed autobotti. La speranza è che non si arrivi la necessità di razionare l’acqua per tutta l’estate. Intanto, nel bacino del Po – area centrale del made in Italy agroalimentare – il 50 per cento della produzione agricola è a rischio. Secondo Coldiretti, l’intero settore rischia di riportare fino a due miliardi di danni.
Insomma, numeri da brividi e temperature bollenti. Anche perché il Piemonte non è la sola regione a soffrire. In Lombardia i produttori idroelettrici hanno aumentato i rilasci dell’acqua a supporto dell’agricoltura per il bacino dell’Adda, dell’Oglio e per i fiumi Brembo e Serio. In Veneto, la Coldiretti denuncia l’avanzare del cuneo salino per la risalita dell’acqua di mare, che danneggia la coltivazione di zucchine, pomodori e insalata. Ma è tutta l’Italia ad avere sete, comprese le regioni del centro e del sud.
La pioggia non basterà
Che fare? Sperare nella pioggia? Le previsioni lasciano poco spazio all’ottimismo: ci aspettano temperature sopra la media e precipitazioni al di sotto della media. Ma se anche piovesse, c’è da sperare che avvenga poco alla volta. I terreni, infatti, sono secchi e i letti dei fiumi molto duri: uno scarico violento d’acqua farebbe più male che bene. Antonello Pasini, fisico del clima del Consiglio nazionale delle ricerche, ha illustrato i motivi a Repubblica: “La pioggia finisce rapidamente in mare. E il riscaldamento globale ha peggiorato la situazione: il calore accumulato dal mare con la presenza costante di anticicloni africani fa evaporare grandi qualità di acqua. E così, quando gli anticicloni si ritirano, non arrivano le pioggerelline benefiche per i terreni, ma vere e proprie alluvioni lampo. Come se non bastasse, si abbattono su un suolo inaridito dal caldo e incapace di trattenere la pioggia in arrivo”.
Che poi, a ben vedere, il problema non è tanto l’acqua che (non) cadrà lungo la Penisola in estate, quanto quella che non è caduta in inverno. In altre parole, servirebbe più neve in inverno. “La neve con suo lento rilascio è la nostra vera riserva idrica per la primavera e l’estate”, spiega sempre Pasini. “Ma sulle montagne italiane nevica sempre meno e a quote sempre più alte. Se prima lo zero termico era a 1400 metri di altezza e oggi è a 1600, vuol dire che ci siamo persi per sempre quella fascia di 200 metri di neve, che ora scende sotto forma di pioggia e se ne va subito”.
Cosa fare
Il fisico ha lanciato dalle pagine del quotidiano anche un monito sullo scioglimento dei ghiacciai: “Tutti gli sforzi che stiamo facendo sono per stabilizzare la situazione attuale entro la fine del secolo. Difficile, se non impossibile, ripristinare quella pregressa. I ghiacciai, nello specifico, continueranno ad arretrare anche se metteremo in campo azioni per limitare o fermare il riscaldamento”.
In altre parole, l’uomo è artefice dei cambiamenti climatici che stanno devastando il pianeta e all’uomo spetta mettere riparo prima che sia veramente troppo tardi. Come? Riducendo i consumi, adottare stili di vita più sostenibili e nuove tecniche di coltivazione (adattamento) per affrontare l’inevitabile carenza d’acqua nei mesi caldi.
In fondo, si tratta di soluzioni che ripetiamo da anni. Oggi, il gran caldo, la sofferenza delle persone più deboli e quella dei campi sono lì a ricordarcelo…