Partiti verdi in Europa, un’onda che cresce

Maggio 20, 2021 By

Sui temi del cambiamento climatico e dell’economia circolare cresce l’Onda verde. Ecco quali sono i partiti green più forti in Europa.

C’è un colore che nello scacchiere politico del Vecchio Continente sta ricavando uno spazio crescente, in alcuni casi (niente affatto isolati) addirittura ai livelli di governo nazionale. È il verde dei movimenti ambientalisti che in molteplici realtà europee è arrivato a dominare e influenzare con un peso specifico inedito i passaggi istituzionali e le sorti delle coalizioni alla guida dei Paesi.

I Grünen in Germania

Su tutti, svetta la vicenda della Germania che ha visto negli ultimi anni l’avanzata sensazionale del partito dei verdi (in tedesco Grünen) che oggi amministrano la gran parte dei lander (ndr, gli stati federati della Repubblica): ben 11 sul totale di 16 sono infatti a guida verde, inclusa la regione del Baden-Württemberg a storica vocazione industriale e siderurgica. Un sintomo forte della presa che le istanze dell’ambientalismo hanno raggiunto in Germania, la cui valenza è amplificata dalla maturazione politica della figura dell’esperta economista Annalena Baerbock, trentottenne copresidente dei Verdi tedeschi e candidata cancelliera che i media teutonici quotano in qualità di possibile successore di Angela Merkel. Tedesca è anche Franziska Keller, europarlamentare per il Partito dei Verdi, che già nel 2019 aveva corso per diventare presidente della Commissione europea.

Ieri e oggi: i temi dei partiti verdi

Ma su quali temi insistono le formazioni politiche verdi al giorno d’oggi? Il quadro, se rapportato alla fenomenologia ecologista degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso è radicalmente mutato. Superate le velleità ideologiche degli albori, i partiti di quest’area oggi in diverse realtà d’Europa – dalla succitata Germania alla Finlandia passando per la stessa Francia e l’Irlanda – parlano di sostenibilità e lotta al cambiamento climatico inscrivendo queste battaglie nell’ambito più ampio di economia circolare (e sociale) applicata in molteplici ambiti della crescita e dello sviluppo di un Paese. Un senso di concretezza che, numeri alla mano, ha riscosso apprezzamento da parte di un numero rilevante di elettori (basti pensare al caso delle ultime elezioni europee del 2019 che hanno visto i Verdi arrivare al terzo posto in Francia e addirittura al secondo in Germania) attratti anche dall’attenzione a temi più marcatamente sociali come la necessità di investire sulle opportunità di lavoro giovanile, in un welfare esteso anche al reddito minimo universale, all’edilizia sociale e il sostegno alla promozione del ruolo delle donne nella società. Forti di personalità spesso provenienti da background professionali, dal mondo dell’economia a quello delle scienze e dell’ingegneria, i Verdi sono stati in grado negli anni più recenti di calamitare il gradimento di un consistente bacino di giovani e dell’elettorato femminile: la Germania vale ancora una volta da riferimento, avendo registrato proprio dagli under trenta un terzo dei voti alle forze ambientaliste.

Les Vertes in Francia, i Grunen in Austria e il Green Party in Irlanda

L’onda a tinte verdi costituisce un fenomeno innegabile, ben presente anche in Francia, dove Les Verts hanno ottenuto il governo di alcune delle maggiori città tra cui Lione, Marsiglia, Strasburgo e Bordeaux. Un risultato che sembra dimostrare l’influenza conquistata nel tempo e che pone la formazione verde come possibile alternativa ai poli classici dell’offerta politica transalpina. L’ambiente e le sue istanze ha fatto presa anche in Austria, dove in occasione dell’ultima tornata elettorale di due anni fa i Grunen hanno visto oltre il 12% delle preferenze arrivando l’anno seguente al governo in coalizione con il partito popolare di Kurz, e in Irlanda, Paese in cui i Verdi sono entrati per la prima volta nella storia nella maggioranza di governo con il risultato di inserire nell’agenda politica programmi di contrasto al climate change.

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GroenLinks in Olanda e la Lega verde in Finlandia

In Olanda invece il GroenLinks (Verdi) guidato dal giovane leader Jesse Klaver ha quadruplicato (da 4 a 16) i propri seggi in Parlamento dopo le elezioni del 2017 grazie ad una campagna incentrata sulla tassazione delle produzioni inquinanti e sulla proposta di riforme di ispirazione progressista. Guardando verso la Scandinavia, troviamo invece il caso finlandese, realtà in cui la Lega Verde guidata dalla trentaseienne Maria Ohisalo siede autorevolmente al governo in coalizione con le forze di centro e di sinistra moderata.

Controntendenza: il caso svedese

Nettamente diverso lo scenario invece nella vicina Svezia, patria dell’attivista globale Greta Thunberg: qui il Miljöpartiet de Gröna (Partito dei Verdi) in occasione delle legislative del 2018 ha conosciuto una compressione non indifferente (da 25 a 16 seggi nel parlamento nazionale), un segnale piuttosto chiaro di quanto non sia affatto scontato l’automatismo che potrebbe portare a pensare di sovrapporre il consenso al movimento dei FridaysForFuture, nato proprio in Svezia, a quello di una formazione politica ecologista.

Bene in Belgio e Svizzera, molto meno in Uk e Italia

Ben piazzati in Belgio (15% di voti alle europee del 2019) e in Svizzera dove rappresentano nella singolare doppia formazione di matrice centrista e progressista il quarto partito in ordine di grandezza, i Verdi soffrono nel Regno Unito (lo storico Green Party ha un solo membro nel Parlamento britannico a dispetto dell’11% ottenuto in sede di voto europeo), in Spagna (un solo seggio alle elezioni nazionali generali di due anni fa), nei Paesi dell’Europa dell’Est con l’eccezione della Lituania, ma soprattutto in Italia. Nel nostro Paese infatti le forze verdi scontano da diverso tempo una posizione minoritaria avendo ceduto negli anni la posizione goduta ormai vent’anni fa. Oggi rappresentate dalla Federazione dei Verdi e da Green Italia, hanno ottenuto poco più del 2% dei voti alle elezioni europee del 2019.

Mattia Piola, 20 maggio 2021