A Copenaghen si scia sopra i rifiuti
Sembrava un annuncio, un sogno, una follia. Forse una boutade. E invece è tutto vero. Venerdì 4 ottobre aprirà al pubblico, la pista da sci sintetica di plastica riciclabile e rigenerabile più pazza del mondo. Alvearia, che si era occupata del progetto mesi fa, torna sull’argomento. Perché? Per tre motivi:
1. La pista è costruita sul tetto di Copenhill, il nuovo termovalorizzatore di Copenaghen. Sembra un ossimoro: un’attività ricreativa su una struttura che brucia rifiuti. E invece non lo è. Il termovalorizzatore, alto 85 metri, lungo 200 e largo 60, è dotato di un sistema di pulizia (uno speciale catalizzatore rimuove il monossido di azoto) tra i più avanzati in circolazione. Il risultato? Lo smaltimento, ogni anno, di 400 mila tonnellate di rifiuti e la fornitura di elettricità a 60 mila abitazioni e di teleriscaldamento a 160 mila case. E ora, ecco la possibilità per i cittadini danesi di non dover andare nella vicina Svezia a sciare. Insomma, la morale è chiara: impianti (di ultima generazione) e comunità possono coesistere con benefici reciproci e dar vita a un circolo virtuoso.
2. La vicina penisola di Refshaleøen ha beneficiato dell’effetto Copenhill. Dopo essere stata per anni (fino al 1996) cuore dei grandi cantieri navali Burmeister & Wain, Refshaleøen è divenuta centro della “nuova” Copenaghen, creativa e ricca di opportunità. Non solo ristoranti tipici e locali trendy, ma anche laboratorio creativo e al tempo stesso risolutivo di diversi problemi. I vecchi container, infatti, sono stati del tutto ristrutturati e trasformati in alloggi per i tanti studenti fuori sede. In un colpo solo (con la tipica efficienza nordica) sono state recuperate strutture abbandonate e risolto il problema degli alloggi. E anche qui la lezione è sotto gli occhi di tutti: il termovalorizzatore ha creato un circolo virtuoso, di cui ha goduto l’intera città.
3. Progettata dall’arichistar Bjarke Ingels, la pista sci è stata costruita dall’italiana Neveplast. Una realizzazione made in Italy che ha regalato visibilità, soddisfazioni ma anche diversi grattacapi alla piccola azienda bergamasca. Dopo essersi aggiudicata la gara, infatti, la Neveplast ha dovuto sostenere diversi test prima di ricevere il placet dai danesi. Ma, visto il risultato (una pista con cinque sfumature di verde, in modo da essere più simile a un prato naturale), ne è valsa la pena.
Copenhill, dunque, ha innescato una serie di effetti virtuosi ed è diventato un simbolo. Al punto che, come ha osservato di recente il Sole 24 Ore, è già diventato un punto di riferimento della skyline della capitale danese. Proprio come la Sirenetta o il Diamante Nero.
Tutto perfetto? Non proprio. Paradossalmente, l’impianto rischia di pagare la sua efficienza e il fatto che la Danimarca, uno dei paesi con il più alto tasso di riciclo dei rifiuti al mondo, potrebbe non avere abbastanza spazzatura da bruciare.
Un problema che l’Italia pare proprio non avere…