Ecco la sfida dell’olio, la nuova energia. Raccogliamola

Novembre 5, 2018 By

Può diventare la nuova energia. “L’oro giallo”. Almeno stando ai numeri, se si considera che in Italia il consumo medio è di 1,3 milioni di tonnellate. Parliamo di oli vegetali (semi e oliva).

Non a caso, Eni ha creato bioraffinerie che possono lavorare anche con i rifiuti di ristoranti e case. “Dal 2008 al 2015 in Europa sono state chiuse e trasformate in depositi 25 raffinerie, che richiedono solo il 10% dei lavoratori di un impianto produttivo. Eni nel 2014 ha trasformato la raffineria di Porto Marghera a Venezia in una bioraffineria, primo caso al mondo, e quest’anno raddoppieremo completando la realizzazione di quella di Gela”, ha spiega l’ingegner Giuseppe Ricci, chief refining and marketing officer di Eni, in un’intervista al Corriere della Sera.

Certo, non mancano i problemi. Su tutti, quello della raccolta. I ¾ dell’olio usato nelle cucine italiane vanno dispersi o finiscono nei lavandini con grave danno per l’ambiente e gli impianti di depurazione delle acque di scarico. Solo ¼, dunque, viene recuperato e portato nelle bioraffinerie per essere trasformato in biodiesel.

Uno spreco, soprattutto se si tengono in considerazione due fattori:

  1. Solo il 7% di biocarburanti può essere fatto con oli derivanti da colture alimentari (dal 2030 niente più olio di palma), mentre non possono essere usati gli oli minerali usati (quelli di auto e camion) perché impattanti a livello ambientale;
  2. L’Unione europea, lo scorso giugno, ha previsto che entro il 2030 le rinnovabili dovranno coprire il 32% dei consumi (la voce che riguarda i biocarburanti indica la quota del 14% di energie rinnovabili nei trasporti).

Dunque, la parola d’ordine è aumentare il riciclo dell’olio alimentare. Ecco perché il Conoe – il Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti – ha sottoscritto nel 2017 un accordo con Eni. Obiettivo: alimentare con l’olio le centrali di Marghera e Gela. “Nelle prossime settimane firmeremo un accordo con l’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, per implementare la raccolta», prosegue Antonazzo. «Lo scorso anno il 90% della raccolta è diventato carburante green. Una buona pratica di vera economia circolare che, oltre ai benefici ambientali, implica anche importanti benefici economici. Da quando il Conoe è attivo si sono risparmiati circa 112 milioni di euro sulle importazioni di petrolio».

Non è tutto. Nel 2018, il Conoe conta di raccogliere 75 mila tonnellate: si stima che ogni famiglia italiana produca in media 3 litri all’anno di olio esausto da cottura, frittura o conservazione dei cibi (sottoli, tonno, ecc.) per un totale di 280 mila tonnellate. La sfida è lanciata. Raccogliamola.