Il rame per combattere il Coronavirus: ecco il progetto di Kme e Cnr
L’Italia è ripartita, ma non del tutto. E non poteva essere diversamente, visto che alle incertezze economiche del Paese, si aggiungono quelle sanitarie. Per questo, in tempi di Covid-19, il recente progetto di Kme Italy – la multinazionale del rame – in collaborazione con l’Istituto di Biofisica del Cnr assume particolare rilevanza.
Di cosa si tratta? Come confermato da diverse ricerche scientifiche, tra le tante caratteristiche, il rame ha anche importanti proprietà antibatteriche e antivirali, che Kme e il Cnr intendono sfruttare e mettere a disposizione della collettività. Per questo, le due parti hanno sottoscritto una convezione di collaborazione scientifica.
“L’obiettivo è unire le competenze del Cnr di Pisa su nanotecnologie e, in particolare, nella produzione di nanoparticelle di rame con quelle in possesso di Kme nella produzione di rame e dei suoi derivati”, spiega Elena Martellucci, responsabile del Centro ricerche Kme di Fornaci di Barga.
Tante le attività potenzialmente coinvolte. Dalla grande distruzione (maniglie per i carrelli, cestino della spesa) al settore ospedaliero (flebo, aste lettini, armadi), passando per quello dei trasporti (corrimano), la lista dei settori che beneficerebbero delle proprietà anti-patogene è lunga. Senza dimenticare che in architettura, il rame è usato per maniglie, porte, finestre e interruttori.
Negli stabilimenti di Kme, intanto, il rame anticovid è già una realtà. Tra i tavoli della sala mensa, infatti, hanno fatto la loro comparsa dei pannelli di rame per garantire ulteriormente l’efficacia delle misure di sicurezza.
Proprio quel metallo che nell’antico Egitto era simbolo di vita eterna, oltreché garantire una maggiore tutela della sanità pubblica, potrà diventare uno strumento vincente in più per sconfiggere il virus che ha messo in ginocchio il mondo.