Lotta ai cambiamenti climatici, ecco i Paesi che fanno peggio
Si chiama CCPI 2020 ed è un indice che misura come i Paesi più industrializzati e in via di sviluppo (57 quelli coinvolti) hanno contrastato i cambiamenti climatici.
Redatto a più mani (dalla ong Germanwatch, dal Climate Action Network e dal NewClimate Institute for Climate Policy and Global Sustainability) e presentato il 10 dicembre scorso al COP25 di Madrid, l’indice CCPI2020 è calcolato sulla base degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e degli impegni assunti al 2030 secondo 4 diversi parametri: a) livelli di emissione, che concorrono al 40% nella valutazione della performance (linea celeste del grafico); b) sviluppo rinnovabili per il 10% ed efficienza energetica per un altro 10% (linea verde); c) consumi energetici per il 20% (linea viola); d) politiche nazionali e internazionali per l’ultimo 20% (arancione).
Ma cosa ci dice questa classifica? Almeno cinque spunti di riflessione. Vediamo quali.
1. Innanzitutto, i primi tre posti sono vuoti. Non assegnati. Il motivo? Semplice, quanto preoccupante: nessun Paese è riuscito a mettere in campo le politiche ambientali previste dall’Accordo di Parigi (tra gli obiettivi c’era quello di contenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi).
2. In vetta (ma sarebbe più giusto dire al quarto posto) si conferma la Svezia, sempre all’avanguardia sulle politiche climatiche, e a seguire la Danimarca, che in un anno ha scalato ben dieci posizioni. Poi Marocco, Gran Bretagna, Lituania e India. Quest’ultima è forse la sorpresa in positivo tra i Paesi più virtuosi. Se è vero, infatti, che in India ci sono alcune tra le città più inquinate del mondo, è altrettanto vero che la quota di emissioni per abitante è ancora bassa e che il Paese ha implementato negli ultimi anni le energie rinnovabili.
3. I Paesi dell’Ue si classificano bene. Ben otto, si sono piazzate nella zona “verde”, molti altri si piazzano nella zona medio alta. La Germania, locomotiva d’Europa, avanza di quattro posti, grazie alla recente approvazione dell’ambizioso “pacchetto clima” che prevede, tra l’altro, l’abbandono del carbone entro il 2038. Ma non è tutto oro ciò che luccica: nel complesso, infatti, l’Ue retrocede di sei posizioni rispetto all’anno scorso (Bulgaria e Polonia si piazzano addirittura al 49° e 50° posto).
4. E l’Italia? Il Bel Paese si colloca alla 26° posizione, retrocedendo di tre posti rispetto al 2019. Il motivo? Sempre lo stesso: la scarsa incisività delle politiche nazionali rispetto agli obiettivi di Parigi per clima ed energia.
5. Gli Stati Uniti “strappano” l’ultima posizione all’Arabia Saudita, che nelle precedenti edizioni era stata sempre fanalino di coda. Sulle politiche ambientali climatiche solo l’Australia, con 0 punti su 100 a disposizione, ha fatto peggio. E la recente catastrofe ambientale che ha colpito il Paese dovrebbe far riflettere…