Nucleare sì, nucleare no? La risposta di Chicco Testa
“Ma alla fine il nucleare è un’energia verde?”, chiede il giornalista Andrea Pancani a Chicco Testa, durante la trasmissione Coffe break del 16 ottobre. Una domanda quasi liberatoria, in un Paese – come sottolineato dallo stesso conduttore – in perenne modalità “guelfi e ghibellini”, ma al tempo inevitabile dopo che le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani hanno riacceso il dibattito. Non a caso, l’avevamo posta a Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e senior partner di eprcomunicazione qualche settimana fa.
Ma torniamo alla trasmissione. Sul nucleare Chicco Testa ha posizioni diverse rispetto al nostro Ferrante. A Pancani e agli altri ospiti in studio sciorina alcune cifre: “Ogni giorno, nel mondo, si consumano 100 milioni di barili di petrolio, 15 milioni di tonnellate di carbone e 11 miliardi di metri cubi di gas, in una situazione nella quale metà del pianeta non ha consumi energetici sufficienti”. “Quasi un miliardo di persone non ha accesso all’elettricità, – aggiunge il presidente di Fise Assoambiente – e molti paesi sono sotto i 1000 kw/h l’anno (noi ne consumiamo 5000 in media pro capite)”.
Il concetto è chiaro: “Sostituire tutto questo è un compito immane, che non può essere risolto solo con il ricorso alle fonti rinnovabili. Quest’ultime, infatti, pesano solo per il 3% dei consumi energetici totali.” Ma c’è dell’altro. Le rinnovabili, aggiunge Testa, hanno il problema che non sempre sono immagazzinabili: “Oggi, in Italia, per ogni Kw di vento che installiamo dobbiamo prevedere un back up a gas o idroelettrico, perché in alcuni giorni l’anno non ci sono né sole, né vento”.
Dopo la parentesi sulle rinnovabili, Testa torna a fornire dati sull’alto fabbisogno energetico europeo che non può essere soddisfatto unicamente dalle energie green: “La Francia produce 50 grammi di CO2 per ogni Kw/h; la media europea è 250. Ora, i consumi dei “verdi” tedeschi superano i 300 (visto che continuano a usare il carbone e hanno firmato con la Russia un accordo che porterà in Germania 120 miliardi di m3 complessivi di gas), mentre l’Italia ne consuma 70. Quindi, esiste un’enorme differenza tra ciò che si dice e ciò che si può fare…”
Alla fine, anche se in maniera indiretta, abbiamo la risposta alla domanda iniziale: il nucleare può essere una soluzione. In fondo, lo stesso Testa lo aveva dichiarato all’agenzia Adnkronos: “A fronte dei nuovi sviluppi tecnologici che puntano a reattori nucleari più piccoli, meno costosi, più sicuri e con meno produzione di scorie, sarebbe illogico non tenere in considerazione questa opzione”.
“I numeri parlano chiaro: l’unica fonte in grado di competere con carbone e gas per forza, potenza e continuità della produzione è l’energia nucleare”, aveva aggiunto. “Riecheggiando Richard Lindzen, cattedra di scienza dell’atmosfera al Mit, sembra che i primi a non credere negli effetti tragici dell’aumento delle temperature siano proprio gli ambientalisti. Perché se veramente considerassero il riscaldamento globale l’anticamera della fine del mondo dovrebbero spingere ad usare tutti gli strumenti possibili per ridurre l’impatto dei gas serra. Fra cui il nucleare”.
Insomma, il dibattito rimane aperto. Ed è un bene, anche se il timore è che un Paese in perenne modalità “guelfi e ghibellini” non affronti le nuove sfide ambientali ed energetiche.