Rifiuti, emergenza Capitale
La cronaca degli ultimi giorni del 2018 ci racconta di una Roma sommersa di immondizia e con cassonetti pieni, alcuni dei quali dati alle fiamme (l’Ama ne ha censiti quindici). Una preoccupazione crescente per i cittadini, ma anche per i turisti, con tanto di danno d’immagine per il Paese e la sua capitale.
Il bilancio dell’Ama ci racconta molto di più della cronaca. Il costo totale dei servizi gestiti dalla società capitolina nel 2017 è stato di 2774 milioni di euro. Gran parte è da rintracciare alla voce “esportazione” rifiuti.
Partiamo da quattro dati. Lo scorso anno, Roma ha esportato:
213 tonnellate di rifiuti in tutta Italia e in Austria;
149 tonnellate di “combustibile solido secondario” da bruciare negli inceneritori;
514 tonnellate di frazione organica stabilizzata (Fos);
230 tonnellate di frazione organica di rifiuti urbani (Forsu).
Insomma, sui problemi di cassa e per le strade della Capitale incide tanto la scelta della Regione di “spegnere” l’inceneritore di Colleferro per puntare su impianti che rimettano nel sistema materiali provenienti dai Tmb. Che poi quest’ultimi sono un modo furbetto per scavalcare i divieti europei e italiani sui conferimenti in discarica. Come scrive Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore del 28 dicembre gli “impianti di trattamento meccanico e biologico (Tmb) che rappresentano la schiavitù di Roma non smaltiscono rifiuti: li frullano trasformandone la classificazione da rifiuti urbani (non possono viaggiare) a rifiuti speciali (possono uscire dal Lazio) e dividendoli tra rifiuti da inceneritore e rifiuti da discarica. L’Ama ha due impianti Tmb, il Salario (andato a fuoco l’altra settimana) e Rocca Cencia. II costo proprio sostenuto dall’Ama per il trattamento di 346.841 tonnellate di immondizia nei suoi Tmb e stato di circa 16 milioni.”
C’è poi la questione esportazione. Se non tutti i rifiuti riescono a essere riciclati e immersi nel sistema, se non si vuole incenerire investendo su impianti moderni e sicuri, allora l’unica strada (è proprio il caso di dirlo) è quella di caricare l’immondizia e portarla altrove. Con esborsi ingenti (come dimostrano i bilanci) ai danni dei cittadini.
Il caso dei rifiuti portati in Austria è emblematico. Roma produce ogni giorno circa 4.600 rifiuti, di cui 2000 (cioè il 43%) differenziate dai cittadini e 2600 di indifferenziata. L’AMA ne invia circa 1400 tonnellate a settimana all’inceneritore EVN di Zwentendorf, a 60 chilometri da Vienna, dove vengono bruciati generando elettricità equivalente al consumo di 170.000 abitazioni. Chiaramente portare l’immondizia all’estero ha un costo. Secondo un’inchiesta della BBC il guadagno per l’azienda austriaca è di circa 100.000 euro a convoglio. Alla fine della fiera, dall’immondizia capitolina gli austriaci ricevono energia e incassano soldi. E i cittadini romani pagano. Con la beffa di vedersi pure l’immondizia davanti casa o in fiamme…