Smaltimento rifiuti, un problema per il settore cartario
In Italia, Il cartario continua a crescere. Ma non mancano problemi e incertezze (Celestina Dominelli, Il Sole 24 Ore 23 giugno 2018)
Nonostante la competizione internazionale sempre più aggressiva, soprattutto dai paesi del Far East (Cina in primis), il settore cartario della penisola continua a crescere nei primi quattro mesi del 2018 sia in termini di produzione (+1,5%) che fatturato (+6,5%), dopo la buona performance del 2017 (rispettivamente, +2,1% e +5,9%), ma lancia un messaggio preciso alla politica: «È necessario che le cartiere italiane possano operare in condizioni di parità rispetto ai competitor europei». Così ieri, aprendola consueta assemblea annuale, il numero uno di Assocarta, Girolamo Marchi, ha tracciato un bilancio del settore «che vive un periodo di congiuntura positiva» ed è tornato a sollecitare una serie di misure per ridurre il gap esistente tra le imprese italiane e le concorrenti oltreconfine.
Il ragionamento di Marchi è molto chiaro: l’industria cartaria va a gas, ma deve confrontarsi con un costo altissimo della commodity, che è andato peraltro aumentando nel 2017 dal momento che il differenziale tra le quotazioni del gas in Italia (Psv) e quelle del Nord Europa (in particolare Ttf) è andato aumentando.
I motivi? In buona parte, per via del dimezzamento della capacità di import dall’Europa settentrionale (per effetto soprattutto della chiusura del gasdotto Tenp).
Ergo: serve diversificare ulteriormente le rotte del gas («il Tap mette al sicuro l’Italia ed è indispensabile all’industria per continuare a riciclare e fare economia circolare», scandisce il numero uno di Assocarta), ma occorre altresì lavorare alla riduzione degli oneri parafiscali e alla realizzazione dei termovalorizzatori. «È urgente costruirli – ha detto Marchi – in modo da recuperare energeticamente gli scarti del riciclo dando attuazione ai principi dell’economia circolare. Deve essere obbligatorio considerare nella pianificazione regionale e provinciale il recupero di questi scarti». Riducendo, anche qui, il divario dall’Europa: solo il 29% dei rifiuti, ha ricordato il presidente, vengono termovalorizzati, rispetto a una media europea del 46% e a fronte di un conferimento in discarica degli stessi del 22% (mentre la media Ue è appena del 4%).
Insomma, il settore ha bisogno di policy chiare e regole certe per sostenere al meglio la competizione e le sfide future, consapevole dell’importanza che riveste per il tessuto economico del paese ma anche per l’opinione pubblica. Perché, come ha evidenziato Marchi, «nel 2017 è cresciuta l’importanza che gli italiani attribuiscono alla carta (dal 46,5% del 2016 al 54% degli intervistati) in base a una recente indagine condotta da Astra Ricerche per Comieco ed è in aumento anche la fiducia degli imprenditori del settore che, nel 2017, hanno investito il 5,7% del fatturato a fronte di una media italiana di investimento che raggiunge il 4%».
Marchi ha poi voluto rimarcare lo sforzo dell’industria cartiaria anche sul fronte del tasso di circolarità (+55% che sfiora l’8o% nelle carte per l’imballaggio a fronte di una media italiana ed europea pari, rispettivamente, al 17,8% e all’11,4%) e dell’impatto ambientale con il settore che ha risposto alla sfida lanciata dalla Ue di ridurre l’8o% delle emissioni al 2050 attraverso la Roadmap 2050.
Il cartario, dunque, non ha interrotto la sua ripresa «ma ciò non deve essere assolutamente sprecato», è il messaggio ribadito ieri anche nel corso della tavola rotonda, alla quale hanno partecipato il presidente dell’Arera Guido Bortoni, l’europarlamentare Simona Bonafè e il numero uno di Legambiente Stefano Ciafani, e che è stata chiusa dalle considerazioni del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: «Serve una politica industriale europea che supporti gli sforzi del settore per innovazione, sostenibilità e accesso ai mercati – ha detto l’esponente forzista -. Solo un’industria innovativa può trovare soluzioni che convoglino sostenibilità ambientale e competitività».