Tethered cap, perché il tappo agganciato alla bottiglia può aiutare l’ambiente
Molte aziende del beverage stanno adottando una semplice innovazione per contribuire alla lotta della plastica.
Ultimamente avrete notato che alcune delle bottiglie di plastica che comprate hanno dei tappi che una volta aperti, restano comunque agganciati alla bottiglia. Tranquilli non sono difettosi, vi siete semplicemente imbattuti in un meccanismo che sempre più aziende stanno adottando per recepire, con anticipo, una direttiva dell’Unione Europea in vigore a partire dal 2024.
La direttiva Sup (UE 2019/904) prevede che tutte le bottiglie in PET (polietilene tereftalato) entro i 3 litri dovranno obbligatoriamente essere dotate dei cosiddetti tethered cap, ovvero tappi che restano agganciati alla bottiglia attraverso una linguetta o un altro sistema.
Perché questa misura? Proprio a causa della facilità con la quale possono staccarsi dai loro contenitori principali, i tappi sono tra i rifiuti di plastica più presenti a terra e sulle nostre spiagge. L’idea allora è quella di lasciarli attaccati alla bottiglia, o quanto meno rendere difficile il loro distacco, riducendo così il loro impatto ambientale. Naturalmente non si tratta di una soluzione in grado di contrastare da sola il problema dall’inquinamento da plastica: per questo l’iniziativa si inserisce nel filone della messa al bando di piatti, bicchieri, posate in plastica, cotton fioc e bastoncini per i palloncini.
Per rendersi conto di quanto la plastica incida sull’inquinamento globale, sono sufficienti alcuni dati contenuti nel rapporto del WWF pubblicato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani: solo nel Mar Mediterraneo ogni anno finiscono 570mila tonnellate di plastica. L’equivalente di 34mila bottigliette da mezzo litro ogni minuto! Si tratta di un dato destinato a quadruplicare entro il 2050, e stiamo parlando solo del Mar Mediterraneo. Sì, perché nei mari e negli oceani di tutto il mondo finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica all’anno. Di questo passo, entro un trentennio, in mare ci sarà più plastica che pesce (problema peraltro acuito dalla pandemia di COVID-19).
Il tethered cap aiuterebbe a contrastare anche la dispersione delle cosiddette microplastiche che dopo ogni rottura si disperdono nell’ambiente circostante. I ricercatori sostengono che per ogni 3 metri di plastica rotti, vengono rilasciati dai 10 ai 30 nanogrammi di frammenti di microplastica. Moltiplicate questo numero per le tonnellate sopraindicate e avrete la dimensione dell’inquinamento globale da plastica.
Diverse le aziende del beverage che investendo in ricerca e sviluppo, hanno deciso di recepire la direttiva con anticipo. Tra queste Coca Cola Company, i cui tappi sono già riciclabili al 100% da anni, Acqua Minerale San Benedetto, che con i suoi Twist&Drink ha anticipato tutti i competitor del settore, Sanpellegrino, Tetra Pack e molte altre realtà del beverage. Come afferma Cristina Camilli, responsabile della comunicazione e delle relazioni istituzionali per Coca-Cola Italia: “Per fare innovazione ci vuole tanto lavoro, soprattutto per evitare che i cambiamenti siano di disturbo ai consumatori…”.
Insomma, un contributo alla tutela dell’ambiente passa anche dal resistere all’impulso di staccare il tappo per bere più comodamente…
Gino Piacentini, 14 luglio 2022