Earth overshoot day, la giornata del “sovrasfruttamento” della Terra quest’anno è arrivata prima
È dal 1970 che le risorse del pianeta durano solo fino alla fine di luglio. Spostare la data indietro nel calendario è possibile con alcuni accorgimenti.
Le risorse della Terra non sono infinite e più si va avanti e meno riusciamo ad evitare di “sovrasfruttare” il pianeta. Questo ci viene ricordato ogni anno con l’Earth Overshoot Day, il “Giorno del sovrasfruttamento del Pianeta”. Una data che più passano gli anni e più si avvicina.
L’Earth Overshoot Day è il giorno che ci indica che abbiamo utilizzato più risorse della Terra di quante il pianeta sia in grado di reintegrarle. Cade ogni anno nel momento in cui il consumo umano supera le risorse che la natura può rinnovare. Nel 2021 l’Earth Overshoot Day è stato il 29 luglio, quest’anno è caduto un giorno prima, il 28.
La giornata del sovrasfruttamento della Terra segna ufficialmente il momento in cui due fattori si esauriscono: l’impronta ecologica dell’umanità e la biocapacità della Terra. Il primo fattore – impronta ecologica dell’umanità – sono i rifiuti che generiamo e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per produrre quello che consumiamo, come terreni coltivati, pesca e foreste. Il secondo fattore – la biocapacità della Terra – invece è dato da tutte le risorse che il nostro pianeta ha, che permettono di soddisfare le nostre esigenze di consumo e che si rigenerano ogni anno.
Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite e utilizzati ogni anno dal centro di ricerca internazionale, il Global Footprint Network, è dagli anni Settanta che viviamo oltre le capacità della Terra. Ad oggi infatti il consumo umano richiede le risorse naturali di 1,75 mondi invece di uno solo, e metà di questo è solo per il cibo.
Come si calcola l’Earth overshoot day?
Capire quando cade l’Earth Overshoot day non è facile. Il Global Footprint Network calcola tutte le risorse naturali della Terra, come foreste, terreni agricoli, zone di pesca e terreni edificati, e l’impronta ecologica dell’umanità, che include aspetti come la domanda di cibo, legname e altri prodotti forestali, spazio urbano e foreste per assorbire le emissioni di anidride carbonica.
L’Earth Overshoot Day viene quindi calcolato dividendo la biocapacità della Terra per l’impronta ecologica dell’uomo e moltiplicando il risultato per 365 giorni. Secondo i dati raccolti, questa data fatidica è arrivata sempre prima, da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a raccogliere i dati nel 1970. Nel 1971 l’Earth Overshoot Day medio, infatti, è caduto il 29 dicembre e dal 30 dicembre di quell’anno è tornato gradualmente alla fine di luglio. Nel 2018 ha raggiunto la sua prima data in assoluto, il 25 luglio.
Ciò significa che l’umanità sta esaurendo le risorse rinnovabili della natura in poco più di sei mesi, lasciandoci in un deficit ecologico.
#MoveTheDate contro l’Earth Overshoot day
Per cercare di cambiare rotta, spostando la data dell’Earth Overshoot Day sempre più in là è stato coniato il termine #MoveTheDate.
Le attuali tendenze di consumo, infatti, possono essere invertite per migliorare la nostra qualità della vita. Un esempio è il 2020, anno in cui a causa della pandemia c’è stata una riduzione dei movimenti economici, per cui l’Earth Overshoot Day è stato posticipato di un mese, il 22 agosto. Nel 2021, però, è avanzato di quasi un mese, fino al 29 luglio. Trend confermato anche per quest’anno: l’Earth Overshoot Day sarà il 28 luglio.
La campagna #MoveTheDate diventa quindi sempre più importante e si focalizza su cinque aree di cambiamento: pianeta, città, popolazione, energia e cibo.
Il Global Footprint Network e la società europea Schneider Electric nel 2019 hanno fatto un’analisi, i cui dati mostrano proprio come alcuni accorgimenti su diversi fronti possono aiutare il #MoveTheDate. Rendere gli edifici esistenti più efficaci dal punto di vista energetico e decarbonizzare l’energia potrebbe spostare l’Earth Overshoot Day di 21 giorni e ridurre gli sprechi alimentari di altri 10 giorni. Dimezzando la CO2 globale, si potrebbero risparmiare ben 93 giorni. La diminuzione del consumo di carne da parte dell’umanità, infine, consentirebbe di spostare la data indietro di 17 giorni.
Elisabetta Amato, 30 giugno 2022