Ucraina, tra le vittime della guerra anche gli animali
Per i cani e i gatti al seguito dei rifugiati c’è il problema delle frontiere. Per quelli nei canili di Kiev c’è il rischio di rimanere senza cure e cibo nei canili.
Anche loro vittime della guerra. Anche loro vittime della forza distruttrice dell’uomo. In questi giorni sono molte le immagini di ucraini in fuga con cani e gatti al seguito. A conferma che paura e disperazione non spezzano il legame, l’amore per gli animali. Semmai lo rafforzano. Solo che, oltre alle bombe e alla ferocia umana, c’è l’ostacolo delle normative in vigore per l’introduzione di animali da compagnia nei Paesi dell’Ue. Vaccini, microchip ed esame del sangue per la rabbia, infatti, sono obblighi impossibili per i profughi.
Per questo la federazione dei veterinari dell’Unione Europea ha chiesto all’Europa una deroga sui requisiti d’ingresso per i rifugiati provenienti dalle zone di guerra. Una richiesta che ha trovato sponda in Romania, Polonia, Slovacchia e Ungheria, tra i Paesi più vicini all’Ucraina: sarà sufficiente compilare alcuni documenti. Il problema, però, rimane per altri Paesi dell’Unione. Italia compresa. Tant’è che proprio nei giorni scorsi l’associazione animalista LAV si è appellata al ministro della Salute Roberto Speranza per la sospensione momentanea del Regolamento europeo 576/2013.
C’è poi il problema degli animali abbandonati o rimasti nei canili delle zone di guerra. Dal canile di Kiev è stato lanciato un appello a non dimenticare anche questa emergenza. Servono alimenti e medicine, come precisato da Natalya Mazur, direttrice del rifugio comunale e delle cliniche veterinarie. Tanto più in questo momento nel quale le adozioni sono bloccate. In ballo non ci sono solo 500 cani e 77 gatti. C’è anche la dignità della nostra specie…