
Orsa F43 diventa un caso. La sua morte fa discutere
Le associazioni ambientalistiche insorgono per il decesso avvenuto in Trentino.
Orsa F43 è morta in una notte d’inizio settembre. È successo in val di Concei (Trentino). Aveva un radiocollare che le era stato applicato dal luglio 2021, perché ritenuta tra gli esemplari più problematici nel territorio e dunque da monitorare costantemente. Il decesso è avvenuto proprio in occasione della sostituzione del collare. L’orsa è morta all’interno di questa trappola tubo, mentre veniva sedata. Dai primi accertamenti dei veterinari intervenuti, pare sia stata fatale la posizione assunta dal mammifero nel momento in cui l’anestetico ha fatto effetto.
Aveva quattro anni e cento chili di stazza e, come detto, aveva dato più di un grattacapo ai forestali della provincia di Trento. Insieme al fratello M62, infatti, si era reso protagonista di diverse incursioni alla ricerca di cibo nei centri abitati della zona. Tanto erano diventate frequenti che i forestali avevano costituito presidi notturni, nel corso dei quali erano ricorsi a proiettili di gomma e cani anti-orso per allontanare i due orsi. Azioni che avevano causato l’intervento indignato degli animalisti. Se è vero, infatti, che le scorribande nel tempo si erano moltiplicate (erano state segnalate aggressioni a conigli e galline) è anche vero che l’orsa non aveva fatto male a nessuno. Era persino buffa: tempo fa era stata fotografata mentre si le albicocche trovate nel cortile di una baita.
Alcune immagini di F43
“Proteggiamo F43 prima che faccia la fine di Daniza”, scrivevano ambientalisti e animalisti sui social appena poche settimane fa. Il riferimento era a Daniza, l’orsa che nel 2014, sempre in Trentino, non era sopravvissuta alla narcosi effettuata per catturarla ai fini di controlli. Preoccupazioni che purtroppo che si sono rivelate infondate.
“La necessità di monitorare in modo intensivo soggetti problematici e di cercare di modificarne il comportamento può comportare incidenti come quello occorso, dati i rischi intrinseci in operazioni delicate, condotte spesso in contesti e condizioni ambientali non facili”, ha commentato la Provincia di Trento. Dichiarazioni che hanno lasciati perplessi. Quasi fosse normale o accettabile quello che è successo a F43 e, in precedenza, a Daniza.
Disgrazia o evento evitabile, rimane aperta la questione della convivenza tra l’uomo e certe specie di animali, orso in testa. Una convivenza che si è fatta ancora più difficile per via del cambiamento climatico. A causa di questo, gli orsi sono sempre più disorientati e scambiano il letargo con il riposo quotidiano, con il risultato che aumentano la loro ricerca di cibo.
Non esiste la bacchetta magica, però qualcosa si poteva o si può fare. Un esempio? I cassonetti «a prova di orso». Lo scorso anno, la Provincia Autonoma di Trento firmò un’ordinanza per obbligare gli abitanti di alcuni comuni a adottarli. I cassonetti in questione hanno una chiusura particolare, che impedisce all’orso di aprirli e rovistare. Insomma, un modo per far cambiare loro abitudini. Peccato che parte della popolazione (anche per una questione di costi) non li abbia adottati. A pensarci bene, però, non sarebbe stato sufficente a evitare la morte di F43.
