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Rigassificatori sì o rigassificatori no?

Settembre 6, 2022 By

Un dibattito che si trascina da molto tempo. Tra obiezioni ambientali ed effetto Nimby…

Rigassificatori sì, rigassificatori no: è un dibattito che in questo Paese si trascina da molto tempo. A Monfalcone si tenne un referendum nel ’97, che bocciò la presenza del rigassificatore nel porto. Un’occasione mancata, perché avrebbe permesso di sostituire il carbone con il gas della locale centrale termoelettrica.

Oggi questo dibattito torna d’attualità perché il governo, nell’emergenza, ha scelto di acquistare due navi rigassificatrici da mettere a Piombino e a Ravenna. L’obiettivo è di renderci meno dipendenti del gas della Russia, ma anche da quello dell’Algeria e dal Tap, grazie all’acquisizione di gas in forma liquida dalle navi da parte dei rigassificatori. L’obiezione ai rigassificatori riguarda soprattutto gli investimenti. Procedere a un investimento importante sul gas – si dice – è oggi un autogol: che senso ha fare investimenti che si ripagano in venticinque, trent’anni quando se sappiamo che nel 2050 non potremo usare più il fossile, gas compreso?

Tutto vero, però, quando parliamo di navi rigassificatrici dobbiamo tenere conto che si tratta di una situazione temporanea per far fronte all’emergenza e che, una volta superata questa, queste possono essere dislocate altrove. Insomma, si tratta di un investimento ridotto. L’obiezione ambientale, dunque, viene meno; resterebbe solo quella di tipo locale, che anima il fenomeno Nimby. E in effetti ci troviamo davanti a un vero e proprio caso di Nimby perché l’impatto ambientale di una nave rigassificatrice non è così rilevante. Certo, va fatta una valutazione caso per caso, ma – si può dire – che in questo caso non è così impattante.

Come funziona un rigassificatore?

Si chiamano Fsru, acronimo di Floating storage and regasification unit, cioè unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione. Ecco come funzionano.

  • Il gas liquido (Gnl) arriva via nave.
  • Tramite una condotta il gas è prelevato dalle metaniere e inviato ai serbatoi di stoccaggio (il gas è stoccato a -160° e a una pressione di poco superiore a quella atmosferica).
  • Estratto dai serbatoi di stoccaggio attraverso pompe sommerse, viene pressurizzato e poi inviato ai vaporizzatori.
  • La rigassificazione è ottenuta con l’utilizzo di vaporizzatori a fiamma sommersa.
  • Dopo un procedimento di correzione finale, il gas viene immesso nella rete di distribuzione.

Fonte immagine: Tgcom24