Sette milioni di dollari per salvare la Grande barriera corallina. Basteranno?
Non solo i koala: Il governo australiano si muove per salvare la più grande estensione di corallo nel mondo, fondamentale per ecosistemi marini, le attività economiche e la sicurezza delle aree costiere.
L’Australia stanzierà un miliardo di dollari australiani, pari a circa 7 milioni di dollari, per proteggere la Grande Barriera Corallina. Le azioni del governo del primo ministro Scott Morrison sono volte a migliorare la qualità dell’acqua, reprimere la pesca illegale, ridurre la minaccia di una particolare specie di stella marina, considerata invasiva per la flora e la fauna marina.
La maggior parte dei finanzzamenti, infatti, saranno dedicati ai progetti contro l’erosione, a migliorare le condizioni della terra e a ridurre il deflusso di inquinanti e pesticidi. Un’altra parte servirà a combattere la pesca di frodo e le specie dannose. E ancora una parte sarà destinata alla ricerca scientifica per rendere la barriera corallina più resistente. Morrison ha sottolineato l’importanza e la volontà di “sostenere la salute della barriera corallina e il futuro economico degli operatori turistici e delle comunità del Queensland, che sono il cuore dell’economia della barriera corallina”.
Grande barriera corallina, persa la metà dei coralli in 25 anni
Mossa politica o reale misura di tutela?
Secondo i critici del governo australiano e per alcuni scienziati, la misura economica non affronta alla radice le cause del problema: i cambiamenti climatici e il riscaldamento dei mari. Come riporta il Financial Times, sembra essere una scelta politica in vista delle prossime elezioni federali. Infatti, i voti dello stato del Queensland – dove si trova la Grande Barriera Corallina – sarebbero fondamentali per la rielezione del governo.
A sottolineare l’inefficienza delle azioni messe in campo dal governo è anche Jodie Rummer, biologa marina della James Cook University. La biologa è, infatti, convinta che le misure introdotte trascurino il cambiamento climatico: “È come se tu fossi coinvolto in un grave incidente e avessi una ferita arteriosa, ma i paramedici, per curarti, ti mettessero dei piccoli cerotti sui tagli al piede”, riporta il Financial Times. Dalla parte dei critici anche l’organizzazione ambientale nazionale Australian Conservation Foundation, che ha sottolineato come “senza azione sul clima la barriera è condannata”.
Cambiamenti climatici e sbiancamento dei coralli
Il forte caldo degli ultimi anni ha causato gravi danni alla Grande Barriera Corallina. Secondo un recente studio, dal 1998 gli eventi di sbiancamento di massa dei coralli hanno coinvolto il 98% della barriera corallina. Il fenomeno dello sbiancamento dei coralli si verifica, infatti, in presenza del forte caldo che costringe le alghe a staccarsi dal corallo, privandolo della sua fonte di cibo e portandolo di conseguenza alla morte.
L’allarme lanciato dall’Unesco
Solo qualche mese fa, l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, aveva lanciato un allarme per salvare la Grande Barriera Corallina. Il pericolo per i 2.300 km di barriera australiana, con più di 1.550 specie ittiche diverse, ha spinto l’Unesco a raccomandare l’inserimento del sito nella ‘Danger List’, una “lista nera” dei luoghi a rischio.
Chiara Comenducci, 8 febbraio 2022