Anche le zebre del Kenya vittime dei cambiamenti cliamtici
Quando si parla di cambiamenti climatici, la mente va agli eventi meteorologici estremi che, in questi mesi, hanno colpito Canada, Germania e la stessa Italia. Normale sia così. Il rischio, però, è di ignorare le conseguenze, spesso molto più complesse. Basti pensare allo scioglimento dei ghiacci, all’innalzamento dei mari o all’aumento dei decessi delle categorie più fragili o di specie animali e vegetali restie ad adattarsi a condizioni ambientali mutate. Senza dimenticare i costi sociali (compreso le migrazioni a cui sono costrette le popolazioni più deboli) e quelli economici (ricostruzione infrastrutture).
A proposto della fauna, ad esempio, in questi anni il Kenya ha registrato una consistente diminuzione delle zebre: dalle quindicimila degli anni Settanta si è passati alle attuali tremila. La specie autoctona, quella con le striature più sottili e le orecchie arrotondate, sta dunque scomparendo. Le cause? Bracconaggio, espansione degli insediamenti umani e, appunto, i cambiamenti climatici che rendono le risorse sempre più scarse.
Le zebre non sono gli unici animali a rischio nello Stato dell’Africa orientale. Rischiano di scomparire pure le uniche due specie di rinoceronte bianco insieme ad elefanti, leoni, bufali e leopardi. Senza dimenticare balene delfini e tartarughe (il Kenya è anche una via di transito per loro) e i piccoli mammiferi (felini selvatici, antilopi e babbuini) che in alcune aree non si vedono più.
Per evitare, il governo kenyota ha dato vita al primo censimento via terra e aria (a bordo di piccoli aerei o di elicotteri) della fauna. Un passo importante dopo gli sforzi profusi dal Paese contro il bracconaggio, premiato dai dati. Secondo il censimento, infatti, il Kenya oggi vanta 36.280 elefanti (un incremento del 12 per cento rispetto ai dati del 2014), 1.739 rinoceronti (tra i quali due bianchi del Nord, 897 neri a rischio di estinzione e 840 bianchi del Sud) e un aumento del numero di leoni, zebre, antilopi e di tre specie di giraffe, di cui però il rapporto l’Institute Wildlife Service (l’agenzia pubblica keniota per la fauna selvatica che si è occupata del censimento) non ha fornito dati di comparazione con gli anni precedenti. Poco male. Al momento, il primo censimento della fauna selvatica non può che lasciare soddisfatti. L’importante, però, sarà non abbassare la guardia: bracconaggio e cambiamenti climatici sono nemici in agguato…