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Gestione rifiuti

La truffa dei pannelli solari: ecco come funziona e dove vanno a finire

Agosto 30, 2021 By

L’ultima truffa “green” ai danni dell’ambiente e dello Stato (ma sarebbe meglio dire del contribuente) riguarda i pannelli solari. In pratica, i fotovoltaici a fine vita, invece di essere smaltiti correttamente, finiscono sul mercato dell’usato con documenti falsi e inviati nei Paesi del Terzo Mondo.

Ma andiamo con ordine. I pannelli solari rientrano nella categoria dei tra i cosiddetti Raee, acronimo che sta per Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, i cui costi di gestione e di smaltimento sono particolarmente onerosi. Non è un caso che i Raee muovono un business da oltre 20 miliardi di euro l’anno e che, in Italia, il 60% dei rifiuti raccolti (800 mila tonnellate) finisce nel circuito illegale. E non è nemmeno un caso che a muovere i fili sia la criminalità organizzata, ormai specializzata in rifiuti speciali. Abruzzo, Marche, Marche, Piemonte, Puglia, Trentino-Alto Adige, Toscana e Umbria le regioni con le imprese coinvolte.

Insomma, quanto scoperto dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) è una catena dell’illecito: le aziende vengono “alleggerite” dall’onere e dai costi di smaltimento tramite intermediari della criminalità; quest’ultima ricicla i fotovoltaici e, dopo averne falsificato matricole e documenti di trasporto, li rivende ai Paesi africani, approfittando (anche) di un progetto finanziato dalla Banca africana per lo sviluppo finalizzato a garantire elettricità a 900mila abitanti entro il 2025.

Ma facciamo ordine e ricostruiamo le cinque tappe salienti della truffa in questione.

1. I fotovoltaici a fine vita rientrano nella categoria dei rifiuti Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): questi rifiuti vengono spesso esportati dalla criminalità organizzata come prodotti usati.

2. Un intermediario entra in contatto con le imprese che dovrebbero smaltire i pannelli a fine vita (ormai veri e propri rifiuti) ma che, alla luce degli alti costi di smaltimento, li cedono a costo zero a questi. L’intermediario si occuperà di “piazzarli” sul mercato illecito dell’usato.

3. All’atto della cessione, vengono falsificate bolle e matricole in modo da far risultare i pannelli come “usati”, sebbene abbiano concluso il ciclo. In alcuni casi, vengono etichettati addirittura come nuovi.

4. II mercato di destinazione dei pannelli ormai privi di capacità produttiva è soprattutto quello africano (Mali, Senegal, Burkina Faso, Mauritania e Afghanistan)

5. Alla fine, II business illecito alla fine produce un abbattimento dei costi per le aziende che cedono i pannelli e un indebito arricchimento per chi li acquista, visto che potrà beneficiare delle sovvenzioni previste dai programmi multinazionali della Banca africana per lo sviluppo (finanziati in parte anche con incentivi del Fondo Europeo per lo Sviluppo sostenibile).

A essere raggirati, come accennato in apertura, non sono solo i finanziamenti pubblici, ma anche le direttive ambientali. Un danno, quindi, allo Stato e al contribuente, ma soprattutto all’ambiente, che rischia di crescere ulteriormente. Gli incentivi del superbonus e le modalità di spesa del Recovery fund (il 37% degli investimenti dovranno essere “green”, hanno alimentato la corsa ai pannelli fotovoltaici) infatti porterà all’installazione di nuovi impianti con la conseguente dismissione di quelli ormai a fine ciclo. E con circa 75 milioni i fotovoltaici non coperti dalla cosiddetta garanzia di fine vita da smaltire, il pericolo che la truffa s’ingrossi è alto.