Carbone, la fonte di energia che il mondo fatica a ridurre
La notizia suonerà strana ai più, ma il carbone resta ancora oggi la fonte di energia più usata al mondo per produrre elettricità. Non solo. L’Iea (l’Agenzia internazionale dell’energia) ha rilevato che produzione e consumo di carbone sono di nuovo in aumento dopo un biennio di regresso. I dati del 2017 dicono che il principale Paese consumatore di carbone è la Cina con il 51%. A seguire India con l’11% e Stati Uniti con il 9%. Ma a colpire è un macrodato: il mondiale di carbone è passato dalle 1.400 milioni di tonnellate del 1965 ai 3.750 del 2017.
Dicevamo: il carbone non passa mai di moda. I motivi? Francesco Ferrante, Vice-presidente del Kyoto Club, è chiaro: “Il carbone usato rimane la fonte di energia a più basso costo. A farne uso sono soprattutto i Paesi emergenti. In Europa, invece, la tendenza è inversa con l’eccezione della Germania, dove la percentuale dell’uso del carbone è rimasta stabile. Nei prossimi anni la riduzione dell’energia elettrica da carbone sarà sempre maggiore se si tiene conto delle rinnovabili sempre più economiche e degli impegni presi dai vari Paesi.
“In Europa si stanno facendo sforzi per abbandonarlo”, ha dichiarato di recente Luca Bergamaschi del think thank europeo E3G e dell’Istituto Affari Internazionali. “L’Italia è un buon esempio, la Gran Bretagna se ne è ormai liberata quasi completamente. Nonostante i proclami di Trump, perfino in Usa la produzione di elettricità dal carbone ha raggiunto i minimi storici.”
Il problema del carbone è legato all’emissione dell’anidride carbonica e ai danni all’ambiente. Senza dimenticare gli effetti sulle persone. Cieli plumbei e mali odori richiamano certe città della Polonia (Paese che ancora ottiene l’80% della sua energia dalle centrali a carbone) e certe giornate di Pechino.
Molti Stati, dunque, fanno fatica a rinunciare al carbone per una questione di costi. Ma c’è dell’altro. In alcuni Paesi abbondonarlo comporterebbe degli effetti sociali non indifferenti. Proprio la Polonia conta circa 80mila lavoratori nelle miniere. Dove andrebbero finire? Sulla questione Ferrante è ottimista: “Il problema c’è, ma esistono molti esempi di riconversione. Il caso della Ruhr in Germania e delle sue città modello ne sono la conferma.”
Intanto, Usa, Russia, Arabia Saudita e Kuwait, nel recente vertice di Katowice, hanno bloccato una mozione che dava il benvenuto al rapporto Ippc affossando le speranze di un impegno globale per contenere il riscaldamento sotto l’1,5°.
Insomma, pare che il mondo non riesca a fare a meno del carbone…