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Il pirogassificatore? Non esiste. Ecco perché

Settembre 7, 2018 By

Pirogassificatore. Un termine che suscita paure, timori, spesso divergenze, ma di cui spesso non si conosce il significato. Per questo Nicola Deiana, general manager di Pyromex Italia, ha cercato di fare chiarezza in un articolo di qualche anno fa.

La tesi è semplice e chiara: il pirogassificatore è un po’ come l’Unicorno o il Minotauro. Non esiste. Ma andiamo con ordine. Esistono tre procedimenti per il trattamento dei a caldo dei rifiuti:

  1. L’incenerimento
  2. La gassificazione
  3. La pirolisi

Quartum non datur. La pirogassificazione, spiega Deiana, sarebbe un processo combinato tra gassificazione e pirolisi. Un ibrido che non sarebbe né carne né pesce.

La gassificazione

La gassificazione è una tecnologia più evoluta rispetto all’incenerimento: ha una combustione lenta che comporta un basso consumo di aria rispetto all’incenerimento. In compenso, necessita di emissioni. Quasi tutti i gassificatori in commercio vanno oltre i mille gradi nel punto di focolare, così i gas di sintesi che producono sono di tipo misto. All’interno del reattore si formano syngas a 1.200°C, a 1.000°C, a 800°C ed a 500°C.

La pirolisi

L’impianto di Pirolisi non ha emissioni e produce per il 60% un olio denso che contiene catrami, residui carboniosi, anche quando si produce da biomasse. L’olio di pirolisi, dunque, non sarà mai bio-olio. Si tratta, infatti, di un processo a metà strada tra il carbone ed il petrolio. “Per superare questa barriera” – spiega sempre Nicola Deiana –  “bisogna fare una pirolizzazione (scissione molecolare in camera stagna) oltre i 1.000°C., evitando così il camino/emissioni e la produzione di olio denso di pirolisi.”

Cos’è il pirogassificatore?

A questo punto la domanda: cosa intendiamo con il termine pirogassificatore? Un gassificatore con il camino tappato però così non brucia? Allora non è un gassificatore. Un pirolizzatore? Sì, ma il pirolizzatore produce prevalentemente gas condensabile, cioè olio di pirolisi e non syngas. Morale: parliamo di un ibrido che nella realtà non esiste e contro il quale, dunque, diventa difficile essere contrari. “Ancora oggi diversi funzionari/tecnici” – prosegue la general manager di Pyromex Italia – “fanno la grande confusione tra i gas di scarico (emissioni combuste) con il syngas che è un combustibile. Vengono così prese come riferimento norme che non hanno niente a che fare con il problema del momento. Le regole per l’installazione dell’impianto a metano (gas) sono ben diverse dalle regole sulle emissioni della caldaia (fumi, condense, particolato etc). Dovrebbero partire dalle sedi istituzionali dei seri e precisi segnali almeno per chiamare ogni cosa con il proprio nome, senza furberie o eccezioni.”

Piro non è fuoco

La confusione, anche normativa sul termine, genera equivoci che coinvolgono spesso anche le associazioni ambientaliste. Pirogassificatore = inceneritore. È questa un’equazione molto diffusa. Ma attenti, “il termine piro è l’abbreviazione di pirolisi (trattamento in camera stagna senza combustione e senza camino) e non come viene fatto passare da alcuni addetti ai lavori.”

Insomma, spesso si dice NO senza avere chiaro ciò che si contesta, anche grazie alle lacune legislative che non chiariscono le regole per essere a norma. Investitori scoraggiati, conferenze di servizio improvvisate e funzionari ASL discrezionali, conclude Nicola Deiana, ne sono il risultato. Ma questo è un altro discorso.