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KME promossa all’esame di sostenibilità

Ottobre 12, 2018 By

Sostenibilità ambientale e sociale e crescita economica possono coesistere? Certo che sì. E il caso della KME, azienda leader in Europa nella produzione di laminati e leghe di rame, ne è un esempio.

Sostenibilità, i dati

Tra il 2013 e il 2017, l’azienda ha registrato un miglioramento dell’efficienza energetica (in pratica, la capacità di utilizzare l’energia nel modo migliore) del 22,6%; un risultato ottenuto grazie all’efficientamento degli impianti e dei processi produttivi, dal telecontrollo dei sistemi di condizionamento dei locali al miglioramento delle coperture refrattarie dei forni, fino all’illuminazione al LED.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse, la quantità di materiali utilizzati in rapporto alla quantità dei prodotti si è ridotta nell’ultimo triennio da 1,22 a 1,08 tonnellate; su un totale di 23.148 tonnellate di rame entrate nei forni lo scorso anno, il 69,1% è costituito da materiale proveniente da processi di recupero e riciclo, e solo il 30,9% è un prodotto “vergine”.

Ecco alcuni dati emersi in occasione della presentazione del bilancio di sostenibilità di KME Italy, avvenuta lo scorso 10 ottobre, a Fornaci di Barga. Prima l’amministratore delegato di KME Italia Claudio Pinassi e poi Francesco Ferrante di Greening Marketing Italia hanno illustrato dati e risultanze del bilancio di sostenibilità, documento importante perché fornisce una fotografia dell’azienda non limitata all’ambito economico-finanziario, ma riguardante anche la sostenibilità ambientale e sociale.

Ma torniamo ai dati del rapporto. Capitolo rifiuti: la quantità prodotta nello stabilimento nel 2017 – 4.863 tonnellate, il 75 % delle quali classificate come non pericolose – è la più bassa dal 2013. Solo il 23,5% del totale dei rifiuti prodotti viene smaltito in discarica, mentre il 76,5% viene riciclato: si tratta di materiali che vengono avviati a recupero nell’industria dei laterizi o nei cementifici.

Sulle emissioni di gas serra, la quantità di CO2 emessa per ogni tonnellata di prodotto è passata da 0,33 nel 2013 a 0,19 nel 2017. Nello stesso triennio, il consumo di acqua si è ridotto del 7,4% grazie soprattutto all’aumento del riciclo, che ha raggiunto il 64% ed evitato il prelievo di 3 milioni di metri cubi d’acqua.

Economia circolare, al via un nuovo progetto

Obiettivo di KME è quello di rendere lo stabilimento di Fornaci di Barga un protagonista sempre più virtuoso dell’economia circolare. Non a caso, la presentazione si è svolta nel “Centro Ricerche Luigi Orlando”, fresco di una prima fase di un restauro conservativo e riaperto per l’occasione, che, nei piani, lo trasformerà in un laboratorio di imprese mosse dai principi dell’economia circolare con il supporto della Scuola Sant’Anna di Pisa. A ben vedere, il bilancio di sostenibilità non ha rappresentato solo il resoconto di quanto fatto (anche) a livello ambientale e sociale, ma una dichiarazione d’intenti e di trasparenza verso la comunità. Insomma, presente e futuro.

L’azienda ha avviato l’iter amministrativo e progettuale per la realizzazione di un impianto di auto-produzione di energia che si alimenterà con il pulper, lo scarto della lavorazione delle industrie locali del riciclo della carta. Nel settore, quello lucchese è il primo distretto in Italia: le cartiere della provincia producono circa 200.000 tonnellate di pulper e per lo smaltimento sostengono costi importanti, anche da un punto di vista ambientale; attualmente questo scarto viene inviato a recupero energetico a Terni e a Brescia, con un aggravio economico per le aziende e in deroga alle normative Ue. Quella del recupero energetico è considerata la migliore tecnologia a disposizione per il suo smaltimento, perché il conferimento in discarica comporta gravi problemi: questo rifiuto rischia di percolare e di inquinare la falda acquifera, ed è inoltre altamente infiammabile.

Il nuovo impianto di Fornaci di Barga permetterà di abbattere i costi, di ridurre le emissioni e di creare valore anche per altri protagonisti dell’economia della Valle del Serchio, il tutto privilegiando uno scarto di lavorazione del territorio che è dotato di un buon potenziale energetico. Il progetto rappresenta insomma un classico esempio di economia circolare: le imprese ridurranno i costi di smaltimento e KME quelli di approvvigionamento energetico gestendo correttamente un rifiuto che, invece di finire in discarica, consentirà di chiudere virtuosamente il ciclo.