5 consigli per un Natale più sostenibile
Si avvicina il Natale e con esso regali, cibo e viaggi che se da una parte “colorano” uno dei periodi dell’anno più caro agli italiani, dall’altra hanno un impatto ambientale rilevante. E allora ecco un piccolo vademecum per un Natale sostenibile.
1. Usare gli scarti dei regali
Partiamo dai regali. Carte strappate e nastri sfilati sotto l’albero sono un’immagine cara a tanti. Ma c’è l’altra faccia della medaglia. Il Comieco (il Consorzio di recupero e riciclo dei materiali cellulosici) calcola che il consueto scambio di doni produrrà 75 mila tonnellate di rifiuti. Una quantità impattante che (nonostante il terzo posto dell’Italia nel riciclo degli imballaggi) può e dev’essere ridotta con piccole grandi scelte dei consumatori.
Come? Innanzitutto, usando involucri con materiale riutilizzato. Il mercato aiuta. Amazon, ad esempio, ha dato vita nel 2008 al Frustration-Free Packaging, progetto con il quale ha eliminato gran parte della plastica in favore del cartone riciclato (oltre 665 mila le tonnellate di materiale per packaging risparmiato). Ma il gigante dell’e-commerce non è il solo. Le opportunità non mancano, visto che si sono moltiplicati i produttori che usano come imballaggio carta e cartoni riciclati.
Senza dimenticare quello che possiamo fare noi in prima persona. “Ci sono confezioni si prestano magnificamente per essere riutilizzate o attraverso un uso domestico o come confezioni di un nuovo regalo”, spiega proprio il presidente del Comieco Carlo Montalbetti.
2. Mangiare prodotti di stagione
C’è poi la questione alimentare. Si sa, a Natale si mangia tanto. Difficile rinunciare ai dolci e ai piatti tipici del periodo. Si può però, con meno sacrificio, fare a meno di quegli alimenti fuori stagione che, per arrivare nelle nostre tavole, devono percorrere migliaia di chilometri.
I prodotti da evitare? A titolo orientativo, può aiutare uno studio di qualche anno fa della Coldiretti. Nella tabella sopra, è indicata la top ten dei cibi che inquinano il Natale sulla base del trasporto aereo. Un chilo di mirtilli dall’Argentina, ad esempio, vola per più di 11 mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica, mentre l’anguria brasiliana viaggia per oltre 9 mila km, bruciando 5,3 chili di petrolio e liberando 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto.
3. Acquistare nei negozi no packaging
A proposito di prodotti a chilometro zero, si stanno diffondendo in Italia i negozi no packaging. Cosa sono? Semplice: negozi o supermercati senza imballaggi, dove i clienti portano da casa i contenitori nei quali riporre i prodotti acquistati. Lo scopo è quello di diffondere la filosofia del zero waste e di abbattere l’inquinamento causato da contenitori e involucri.
Una scelta dei nostri giorni dettata dall’emergenza plastica nei mari, ma che al tempo stesso richiama una (buona) pratica che le nostre nonne conoscevano molto bene, quando si acquistava nella bottega di fiducia e nelle giuste quantità, senza buttare via nulla.
4. Spostarsi (se possibile) a piedi o in bici
Nel periodo natalizio, non è sola la frutta fuori stagione a percorrere chilometri. I nostri spostamenti con i mezzi di trasporto si moltiplicano, così come le emissioni serra. Emblematico il caso dell’Emilia-Romagna: l’Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia) ha rilevato che, l’anno scorso, la qualità dell’aria nella regione adriatica è notevolmente peggiorata nel periodo seguente al 23 dicembre, con un picco intorno al Capodanno.
A ben vedere, l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia certifica una tendenza all’aumento dell’inquinamento dell’aria intuibile e, ahinoi, non limitata alla sola Emilia-Romagna. Anche in questo caso, però, possiamo compiere piccoli grandi comportamenti responsabili e virtuosi, che vuol dire – quando è possibile – preferire una passeggiata a piedi o in bici a una in auto o in moto.
5. Evitare i fuochi d’artificio
Niente finale col botto! Nel senso letterale, visto che l’ultimo suggerimento riguarda i fuochi d’artificio di Capodanno, una delle maggiori cause del peggioramento della qualità dell’aria durante il periodo natalizio. É stato stimato che solo a Napoli, la notte di Capodanno, i botti esplosi rilasciano una quantità di diossina pari a quella prodotta in un anno da 120 inceneritori.
Il suggerimento, dunque, è evitare o comunque limitarne fortemente l’uso. Non solo a tutela dell’aria e dell’uomo, ma anche degli animali e, in particolare, dei cani. Petardi, fuochi d’artificio e botti scatenano, infatti, provocano in quest’ultimi una naturale reazione di spavento, che li induce alla fuga e li porta anche a perdere l’orientamento.
Piccole scelte forse non decisive per risolvere le emergenze climatiche e ambientali mondiali, ma comunque benefiche per le persone e i luoghi a noi cari. In fondo, lo spirito del Natale è conservare le tradizioni, ma al tempo stesso ripensarsi e adoperarsi per un mondo migliore.