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Gestione rifiuti

Clima ed emissioni, 2 soluzioni al problema dei rifiuti elettronici

Dicembre 1, 2021 By

Crescono le emissioni di CO2 dovute alla tecnologia e i rifiuti elettronici. Un pericolo per l’ambiente e un ostacolo agli ambiziosi obiettivi di Glasgow. Servono soluzioni. Ecco quali.

In tempi di lotta ai cambiamenti climatici e di riduzione di emissioni di CO2, colpisce la poca attenzione a uno dei settori più inquinati a livello globale: quello tecnologico. Pc, smartphone, telecamere, tv: l’iper-connettività fa sempre più parte della nostra vita, ma richiede un pesante dazio. Ogni anno che passa, infatti, crescono emissioni e rifiuti. Una tendenza destinata ad aumentare (agli apparecchi sopra elencati vanno aggiunti gli elettrodomestici) da non sottovalutare, tanto più se non si dovesse intervenire prontamente e con strategie mirate.

Emissioni e rifiuti

Prendiamo la domanda di energia dei sistemi informatici e di telecomunicazione: nei prossimi anni, l’insieme dei data center, computer e periferiche potrebbe richiedere fino ai 3.000 TWh (terawattora). Che tradotto vorrebbe dire arrivare ad assorbire nel prossimo decennio circa il 20% di tutta l’elettricità mondiale; un fabbisogno cinque, sei volte superiore in pochi anni.

C’è poi la questione dello smaltimento rifiuti. Secondo to studio “Sustainable IT: Why it’s time for a Green revolution for your organization’s IT” realizzato da Capgemini (società attiva nei settori della consulenza informatica), in cinque anni l’hardware in disuso è aumentato del 21% e l’89% delle imprese globali ricicla meno del 10%.

Solo per rimanere in Italia, va segnalato l’allarme lanciato proprio qualche giorno fa dalle Associazioni della filiera del riciclo Raee: con il nuovo digitale terrestre si calcola che nei centri di smaltimento i vecchi apparecchi aumenteranno dell’80%. Una percentuale che, complice l’ulteriore incremento di acquisti tv previste per le feste natalizie e conseguente dismissioni delle vecchie, rischia di andare in tilt, se non addirittura al collasso, il sistema di raccolta e smaltimento.

Insomma, quello dei Raee (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) è una delle partite più importanti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati a Glasgow (riduzione di CO2 del 45% entro il 2030 e zero entro il 2050). Una sfida decisiva che si può vincere a patto – come detto – di non sottovalutare la questione e di ripensare tecnologie e modelli di business.

Riciclo e ripensamento tecnologie: due soluzioni

Bacchette magiche non esistono. Ma soluzioni già praticate da implementare sì. A partire dal riciclo, che vuol dire recuperare regalare nuova vita ai dispositivi ancora funzionanti e recuperare materiali da riutilizzare (uno smartphone, ad esempio, contiene in media 250 milligrammi di argento, 24 di oro, 9 di palladio e 9 grammi di rame). In Italia, le 365 mila tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche conferiti nei Centro di Coordinamento Raee nel 2020 (+6% rispetto all’anno precedente secondo il rapporto annuale stilato dal Centro di Coordinamento Raee) fanno ben sperare per il futuro, ma la partita del corretto smaltimento (decisiva per il riciclo) è tutt’altro che facile. Non va dimenticato, infatti, che dietro i Raee, proprio perché rifiuti contenenti elementi dall’elevato valore, c’è un commercio illegale di portata internazionale.

La seconda strada da battere è quella di un ripensamento nella progettazione di hardware e software. Si pensi all’uso di materiali estratti in maniera virtuosa oppure alla scelta adottata da grandi aziende mondiali (Amazon Web Services, Google o Microsoft, Apple, Alibaba). Una strada impervia con molte difficoltà, ma da percorrere. I milioni di tonnellate di gas serra nell’atmosfera (la carbon footprint dell’information technology pesa circa il 2% sulle emissioni totali) e la quantità di energia paragonabile al fabbisogno di un Paese come la Cina sono lì a ricordarci che scorciatoie non esistono.