Economia Circolare

Riciclo imballaggi, impennata con il lockdown

Luglio 31, 2020 By

Italiani virtuosi nel riciclo degli imballaggi, come dimostra l’aumento della raccolta di carta e di acciaio. É quanto emerge dagli ultimi dati del Conai (Consorzio nazionale imballaggi) che fotografano il primo quadrimestre del 2020. Il motivo della crescita? Sviluppo del take away e dell’e-commerce durante il lockdown, ma anche una sensibilità crescente nella Penisola per la cultura del riuso.

Ma veniamo ai numeri. Il materiale che ha visto il maggiore incremento è stato l’acciaio, con il 17,9% di conferimenti in più rispetto ai primi quattro mesi dello scorso anno. A seguire carta (+10,7%), legno (+8,6%), plastica (+5,9%), vetro (+4,9%). Solo l’alluminio registra una crescita minimale (+0,4%). Ciò che conta, però, è che il trend positivo prosegua: nel 2019 Conai ha riciclato il 70% dei rifiuti di imballaggio (circa 9,56 milioni di tonnellate sui 13,7 milioni immessi al consumo), con una crescita incremento del 3,1% rispetto al 2018. Una percentuale alta, che arriva alla soglia dell’81% circa se al riciclo si somma il recupero energetico.

Del resto, non è un caso che l’Italia abbia superato in anticipo gli obiettivi di riciclo previsti dall’Europa entro il 2025 e sia un’eccellenza dell’economia circolare. A conferma di come sia crescita la consapevolezza che quest’ultima, più che un’espressione astrusa da usare nei convegni, rappresenti uno stile di vita e di sviluppo. I rifiuti non più come scarti da mettere sotto il tappetto (delle discariche), ma potenziali utilità da reimmettere nel ciclo dei consumi, conferendo loro una seconda vita. Il tutto a beneficio dell’ambiente, visti il minor impatto inquinante e il minor consumo di materie prime, e delle tasche del contribuente (tanti soldi spesi da molte Regioni per portare i rifiuti fuori regione).

Dunque, una maggior attenzione alla cultura del riuso, che il lockdown non ha indebolito. Anzi, probabilmente ha rafforzato, dato che la pandemia ha accresciuto la consapevolezza che l’emergenza nasce (anche) da un’errata gestione dell’ambiente e della biodiversità. E, di questo, le imprese ne sono coscienti. Tant’è che, proprio a proposito di imballaggi, sono sempre di più le imprese attente a un packaging sostenibile. Tra i settori più attenti e sperimentali c’è quello della moda. Oltre al caso di carta riciclata per confezionare abiti e scarpe casi di riciclo di carta riciclata per confezionare abiti e scarpe, infatti, vanno segnalati quello del packaging vegetali da gettare una volta usati nei rifiuti organici e quello dei sacchetti realizzati con amido di mais che permettono una riduzione di emissioni CO2 del 60%.

Quest’ultimi due esempi, peraltro, meritano attenzione perché pongono una questione importante: non solo è necessario promuovere la raccolta differenziata e il riciclo, ma anche diminuire la produzione (oltre che l’impatto, come visto sopra) degli imballaggi. Soprattutto in considerazione dell’aumento dell’e-commerce e più in generale delle consegne a domicilio. A tal proposito, Edo Ronchi, attuale presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed ex ministro ambiente, ha parlato di disaccoppiamento. Che tradotto, vorrebbe dire proprio ridurre gli imballaggi in eccesso, cui spesso ricorre l’e-commerce. Perchè no?