Rifiuti, diminuiscono gli impianti contestati. Ma pure i progetti
Un Paese bloccato dalla cultura del No, quasi fosse vittima di un incantesimo. È quanto emerso in occasione della presentazione dei dati dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, il database nazionale che monitora la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. Nella tredicesima edizione, tenutasi a Roma nella Sala Angiolillo di Palazzo Wedekind, è dunque emerso uno scenario preoccupante. Certo, nell’ultimo anno è stata rilevata una riduzione del numero degli impianti contestati (dai 359 censiti del 2016 si è scesi ai 317 del 2017) ma è altrettanto vero che il calo delle contestazioni è coinciso con il calo dei progetti presentati. Insomma, burocrazia, contestazioni e opportunismi ostacolano la costruzione di impianti e il completamento di un vero percorso di economia circolare.
Cause e responsabilità? Diverse. Non esiste un solo colpevole. Alessandro Beulcke, ceo di Beulcke+Partners, agenzia che promuove l’Osservatorio Nimby Forum, nell’introdurre il dibattito, ha posto l’accento sull’incapacità diffusa delle imprese di gestire i nuovi mezzi di comunicazione e, dunque di relazionarsi con le popolazioni coinvolte: “Le imprese evitano il confronto e preferiscono operare sottotraccia, rinunciando a esporre le ragioni – quando ci sono – da contrapporre ai nimby.” Tirata d’orecchie pure ai politici. Molti tra questi, soprattutto in prossimità di elezioni, “congelano” decisioni: “Tra i primi oppositori delle infrastrutture c’è la politica territoriale. I politici utilizzano le infrastrutture come strumento per accrescere o mantenere consenso. Il senso di responsabilità, nel nostro Paese, purtroppo è andato in vacanza, provocando un rallentamento della crescita.”
Chicco Testa, Presidente di Fise Assoambiente, ha trattato più temi. Capitolo impianti: “Non si fa economia circolare senza industria. Eppure, l’impianto di riciclaggio Partanna Mondello, forse il più grande in Italia, sembra essere un impianto petrolchimico per pulizia e organizzazione. Ciò è frutto di investimenti. Qualcuno vorrebbe costruire biodigestori di quartiere, ma non riuscirebbero a smaltire i rifiuti.” Capitolo raccolta differenziata: “Inutile sottolineare con soddisfazione i dati su quanto riciclato se poi i rifiuti raccolti tornano in discarica o nel termocombustore perché non ci sono le filiere industriali per riutilizzarle. In questi casi, infatti, abbiamo solo caricato i cittadini di oneri e costi non funzionali.” Capitolo Nimby: “Molte proteste hanno innescato un clima generale di cui siamo prigionieri tutti. Nessuno impianto va bene.”
Tra i relatori presenti, il sindacalista Marco Bentivogli. Il segretario generale Fim Cisl ha criticato certo ambientalismo: “Ci sono diverse gradazioni di ambientalismo. Alcune associazioni, come nel caso Ilva, si pongono in modo isterico, propagandistico, mediatico. E invece si dovrebbe conciliare la tutela dell’ambiente con la produzione. Purtroppo, però, in Italia il contenzioso è un grande affare. Fa la fortuna dei mediocri, di quelli cioè che non sono cercano di conciliare le due esigenze, ma alimentano la partigianeria. Un ambientalismo moderno e competente, al contrario, dovrebbe incalzare sulle soluzioni.”