Venezia, alla scoperta del film vincitore del Green Drop Award 2021
Il buio, il silenzio, l’abisso, la paura, lo smarrimento, lo spaesamento. Ma anche la sfida, la speranza e la voglia di perdersi. Tutto questo (ma non solo) è Il Buio, il film di Michelangelo Frammartino, presentato nell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il regista (appassionato di speleologia) ha portato sul grande schermo un tema inusuale ai tempi “rumorosi” dei social: il buio delle grotte, per l’appunto. Il tutto senza dialoghi, senza musiche, senza luce. Scelte inusuali, ma che rendono ancora più affascinante il film.
Viaggio nella grotta più profonda d’Europa
“Consideravo esistente solo ciò che era illuminato dal sole”, ha dichiarato Frammartino. “Come se non esistesse il buio…” Un’esperienza, quella nelle grotte, vissuta in prima persona dal regista (“La mia prima esperienza è stata a Cassano all’Ionio, in una grotta turistica con rami speleo») ma che nel film è vissuta attraverso gli occhi di speleologi. La pellicola, infatti, racconta I’impresa di un gruppo di giovani speleologi che nell’agosto 1961 – in pieno boom economico – esplorano (e scoprirono) la grotta più profonda d’Europa nel cuore del Parco del Pollino, a cavallo di Basilicata e Calabria.
Insomma, un’esperienza in uno dei luoghi più bui al mondo che hai il merito di farci conoscere luoghi affascinanti e sconosciuti della nostra penisola, ma anche del nostro io. Non è un caso, sottolinea Frammartino, “che la prima società speleologica moderna, francese, nasce nel 1895, la stessa data del cinema e della prima pubblicazione di Freud sull’inconscio. Questa zona d’ombra di paesaggio e dell’uomo, il cinema come strumento per indagarla, è una coincidenza che mi ha convinto a tentare il film”.
Il Green Drop Award
Il direttore della mostra Alberto Barbera si era esposto alla viglia del festival: “C’è voluto tantissimo per realizzare quest’opera che ricostruisce con grande rigore, senza dialoghi e senza musica, l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi. Cura maniacale del suono, immagini di Renato Berta straordinarie. Non aggiungo altro, perché voglio che scopriate da soli la bellezza di questo film che ha la purezza di un diamante”.
Non stupisce, allora, che il film abbia vinto il Green Drop Award 2021, premio dedicato ai temi ambientali. Il riconoscimento (giunto alla decima edizione) assegnato da Green Cross Italia in collaborazione con il Comune di Venezia è stato consegnato dal popolare attore Lino Banfi alle produttrici Piera Boccacciaro e Chiara Cerretini di Doppio Nodo Double Bind.
Il motivo? Come si legge nella nota stampa, la pellicola ha saputo descrivere al meglio “la bellezza della natura, conducendo la rappresentazione su un piano quasi mistico, che riesce a coniugare il viaggio nelle viscere della Terra al percorso della vita. È stato premiato il film Il Buco anche per la capacità di rendere poeticamente il senso del tempo, conferendo significato allegorico all’esplorazione di un abisso nel Sud italiano e l’edificazione, nel Nord, del grattacielo simbolo di una nuova era”.
L’importanza per l’ambiente è un nodo centrale anche per le produttrici del film vincitore: “Per Doppio nodo double bind è molto importante la questione ambientale e cercare di fare un cinema che possa sensibilizzare sulle tematiche ambientali e di sostenibilità. Nella lavorazione de Il Buco ci siamo impegnati come produzione a rispettare il protocollo green ottenendo il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.”
Non solo quello per la tematica ambientale: Il buco ha portato a casa anche il Premio Speciale della Giuria, il premio Fedic com miglior Film e il Premio pellicola d’oro per il miglior operatore. E in un’epoca di luci e rumori non è poco.