Crisi Climatica

Cambiamenti climatici e meteo estremo: mettiamo in sicurezza l’Italia

Dicembre 12, 2020 By

Trombe d’aria, alluvioni, ondate di calore: in Italia, negli ultimi dieci anni, sono cresciuti gli eventi da bollino rosso. Il Rapporto 2020 dell’Osservatorio “CittàClima” di Legambiente ha registrato 946 fenomeni metereologici estremi in 507 Comuni nel periodo 2010 e il 2020.

Ad essere più colpite sono state le aree urbanizzate del Paese, non a caso le più popolose e carenti di una corretta pianificazione territoriale. Roma guida la classifica delle città più colpite con 47 eventi estremi, 28 dei quali sono allagamenti in seguito a piogge intense. Seguono Bari e Agrigento con 41 e 31 eventi estremi, dovuti anche qui per lo più ad allagamenti da piogge intense e a trombe d’aria. Non a caso, questi due fenomeni risultano in preoccupante aumento: solo quest’anno, fino a ottobre, si sono verificati 86 casi di allagamento da piogge intense e 72 casi di trombe d’aria rispetto agli “appena” 54 del 2019 e ai 41 del 2018. Una crescita preoccupante alla quale vanno aggiunte 15 esondazioni fluviali, 13 casi di danni alle infrastrutture, 12 di danni da siccità prolungata e 9 frane da piogge intense.

Numeri drammatici

Ci sono poi i risvolti drammatici. L’Osservatorio – sempre nel decennio 2010-2020 – ha contato 251 morti, di cui 42 solo nel 2019 (dieci in più rispetto al 2018), mentre il Climate Risk Index di Germanwatch ha calcolato che in Italia, tra il 1999 e il 2018, sono state ben 19.947 le morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi. Il tutto con perdite economiche per 32,92 miliardi di dollari. E il quadro assume contorni ancora più tragici se si considerano le 50 mila persone evacuate in seguito a frane e alluvioni (dati CNR) e che a pagare i disagi maggiori sono i più poveri.

Cos’è il cambiamento climatico

Il rapporto 2020 dell’Osservatorio di Legambiente si chiama “Il clima è già cambiato”. Non a caso. I cambiamenti climatici, infatti, sono spesso la causa di quanto sopra descritto. Del resto, non è una novità. Sono anni che ne sentiamo parlare, anche se a volte in maniera approssimativa. Per questo vale la pena chiedersi: cosa sono i cambiamenti climatici? Difficile esaurire in poche righe un concetto così articolato. La definizione di climate change elaborata da Legambiente sul sito www.changeclimatechange.it, però, ci aiuta ad avere un’idea più chiara e sul fenomeno.

“I cambiamenti climatici indicano la variazione di uno o più parametri climatici – temperature dell’aria e delle acque, precipitazioni, nuvolosità – causata dall’immissione di gas nell’atmosfera, in grado di intrappolare al suo interno l’energia termica proveniente dal sole, provocando così un progressivo e costante aumento della temperatura. Questi eventi sono causati anche dall’uomo, e più precisamente dal suo modo di produrre e consumare energia. Secondo quanto riportato nella bozza di Piano Energia e Clima dal Governo, le fonti fossili utilizzate per soddisfare i fabbisogni di energia elettrica e termica, come carbone, petrolio e gas, sono responsabili del 24% delle emissioni climalteranti. A queste si aggiungono quelle generate dai trasporti, a cui va un altro 24%, quelle legate al settore residenziale e commerciale per il 17%, quelle del settore industriale con l’11% e del settore agricolo con il 9%.”

Recovery Fund: cosa fare

Come anticipato, la descrizione sopra chiarisce cause ed effetti del climate change. Ma soprattutto evidenzia le responsabilità dell’uomo e dalle sue attività. Ecco perché spetta proprio all’uomo attuare azioni per arrestarne cambiamenti ed effetti. In tal senso, Legambiente mostra di avere idee chiare. Nel rapporto si chiede che il Recovery Fund (lo strumento individuato dalla Commissione europea per rilanciare le economie dei Paesi membri dinanzi alla crisi causata dalla pandemia) sia l’occasione per affrontare finalmente il dissesto idrogeologico.

Ma non è tutto. Legambiente entra nel merito delle questioni e, al fine di uscire dal campo della contabilità dei danni e dei morti, propone di cambiare le regole d’intervento con un patto tra Governo, Regioni e Comuni e con una Legge dello Stato che permetta di centrare dieci obiettivi necessari a mettere in sicurezza territori e persone. Per non ritrovarsi, tra dieci anni, con la sensazione di aver perso ulteriore tempo e sprecato risorse.