Ambiente

La storia di Speranza, la tartarughina che ha riconquistato mare e libertà

Luglio 25, 2019 By

Ha 15 anni, pesa 21 kg e ha riacquistato la libertà una mattina di luglio alle Isole Tremiti. Speranza – una tartaruga marina comune – agitava le pinne, sentiva l’odore del mare mentre veniva rigettata nelle acque da Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente. Stringe il cuore vedere (nel filmato) questa tartarughina farsi largo, fremere per tornare in mare.

E stringe ancora di più la sua storia. Speranza è stata catturata per sbaglio da alcuni pescatori nel tratto di mare tra le isole e Torre Mileto da alcuni pescatori. Quest’ultimi l’hanno poi portata al Centro Recupero Tartarughe Marine Tartanet di Manfredonia, gestito da Legambiente, dove è stata ricoverata per una serie di controlli. Ed ecco l’amara constatazione: Speranza – come nel frattempo è stata soprannominata – aveva problemi di galleggiamento che le impedivano di immergersi a causa della gran quantità di plastica ingerita.

Nei giorni successivi l’animale ha iniziato ad espellere una gran quantità di frammenti di buste plastica (spesso le tartarughe marine confondono le buste di plastica per meduse, uno dei loro cibi preferiti) e ha ricevuto le dovute cure fino al lieto fine raccontato sopra. Purtroppo, però, le storie come quella di Speranza sono un’eccezione. La stessa Legambiente ha lanciato l’allarme sul pericolo di estinzione che, nel Mediterraneo, corrono le tartarughe.

Ma che animali sono le tartarughe marine? Rettili a sangue freddo che nel corso degli anni si sono adattati all’acqua trasformando le zampe in pinne. I maschi hanno una lunga coda che si sviluppa con la maturità sessuale. L’accoppiamento avviene nei mesi estivi durante il quale la femmina accumula il seme permettendo diverse nidiate. Le mamme-tartarughe depongono le uova sulla spiaggia (simili a delle palline da ping pong) in buche scavate con le zampe posteriori e poi fanno ritorno in acqua.

Ed ecco, dunque, un’altra circostanza che stringe il cuore: le tartarughe nascono già orfane. Non solo. Piccolissime (appena nate misurano di media 5 centimetri per arrivare a un peso vicino i 150 kg una volta adulte), affrontano il mare avendo come bussola le luci più forti. Che, in genere, coincidono con quelle riflesse dal sole e dalle stelle. Oggi, però, le luci di locali e discoteche rappresentano una fonte di disorientamento che rischia di sterminare intere nidiate.

Tra plastica e turismo, l’uomo sta mettendo a rischio questa specie antica, che insegue ancora le stelle. Intanto, però, Speranza è tornata in acqua. Che bello!!!