Mauritius, la petroliera si spezza in due ed è emergenza ecologica
Ogni estate porta con sé l’inevitabile notizia di qualche scempio ambientale. E anche questo non poteva essere diversamente. Solo che stavolta la cronaca non racconta un semplice caso di degrado ecologico, un vero e proprio disastro ambientale. La notizia arriva dalle Mauritius, piccolo paradiso insulare dell’Oceano Indiano noto per le spiagge, le lagune e le barriere coralline.
Succede che il 25 luglio la petroliera Mv Wakashio (di compagnia giapponese ma battente bandiera panamense) si incagli su una barriera corallina della Mauritius e si spezzi in due, provocando la fuoriuscita di greggio dall’imbarcazione. Delle quattro mila tonnellate di petrolio trasportate, le squadre di soccorso sono riuscite a pomparne quasi tremila. Mille, però, sono finite in mare.
Dal satellite Sentinel-2 del programma di osservazione della Terra Copernicus (gestito da Agenzia Spaziale Europea e dalla Commissione europea), la marea nera di carburante fuoriuscita dalla petroliera appare come un laccio stretto intorno alle Mauritius. Un’immagine che rende l’idea della minaccia che incombe sulla barriera corallina e sul vivace turismo del piccolo Stato. Al punto che i cittadini si sono mobilitati per costruire barriere con tessuti, foglie di canna da zucchero e bottiglie di plastica vuote. Molti, addirittura, si sono tagliati i capelli e li hanno “donati” per farne dei salsicciotti di contenimento che assorbiscano il petrolio.
Intanto Sunil Kumar Nandeshwar, 58enne comandante della nave, è stato arrestato accusato di aver messo in pericolo una navigazione sicura. Se per le responsabilità penali bisognerà attendere, mentre non si può dire altrettanto per questo angolo di paradiso. Le Mauritius vanno salvate ora, prima che sia troppo tardi.