A scuola di economia circolare
È partito il primo corso sull’economia circolare. A promuoverlo Kme, azienda leader del rame, con la collaborazione dei docenti del prestigioso Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna. Grazie a un processo formativo di 160 ore, suddivise in dieci moduli da due giorni ciascuno e dal valore di 12 crediti formativi, manager d’impresa e professionisti potranno imparare a gestire i processi in ottica circolare. Con un doppio obiettivo: a) fare gli interessi delle proprie aziende (secondo le recenti stime del World Economic Forum, parliamo di un mercato dal valore globale superiore ai 3.000 miliardi di dollari); b) fare gli interessi della comunità, contribuendo a diminuire l’impatto ambientale delle attività industriali.
Il corso, di 160 ore (suddiviso in dieci moduli da due giorni ciascuno, dal valore di 12 crediti formativi), si concluderà i prossimi 8 e 9 maggio con un laboratorio: nel decimo modulo, i partecipanti al corso svolgeranno attività appositamente definite che verteranno su temi critici per la gestione della circolarità di processi, prodotti e filiere, inoltre verranno poste le basi del percorso individuale di elaborazione di un project work che sarà presentato e discusso in aula.
Economia circolare, dunque, soluzione per un autentico sviluppo. Durante la XXIII edizione di Ecomondo, evento di riferimento sul piano internazionale per l’economia sostenibile e circolare, proprio Claudio Pinassi ha ricordato come questa non sia una moda del momento, ma l’unica strada per conciliare sviluppo sostenibile e crescita economica.
In tal senso, l’amministratore delegato di KME ha ribadito quattro pilastri dell’azienda: 1) maggiore recupero e riutilizzo degli scarti delle industrie; 2) realizzazione del progetto di autoproduzione energetica attraverso la termovalorizzazione per “chiudere il cerchio” dei rifiuti; 3) attuazione della Circular Academy e del corso executive “Circular economy for business” organizzato in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (di cui abbiamo accennato sopra); 4) recupero degli ambienti inutilizzati dello stabilimento di Fornaci di Barga (locali presso i quali si sono tenuti e si terranno le lezioni del corso).