Imballaggi sostenibili, la prossima sfida dell’economia circolare
Con la pandemia e i lockdown stanno cambiando delle abitudini di acquisto e di consumo. A vantaggio, naturalmente, dell’e-commerce. Una ricerca dell’Ipsos ha calcolato che, durante l’ultimo Natale, gli italiani hanno acquistato online oltre 51 milioni di regali in più rispetto all’anno precedente. Quasi uno a testa. Non una brutta notizia, vista la crisi economica. Più acquisti in rete, però, vogliono dire anche più imballaggi, più pacchi e, di conseguenza, più rifiuti. Un problema ulteriore, dunque, per un Paese che fatica a smaltire i rifiuti e che spesso deve ricorrere all’export di quest’ultimi. Tanto più se si considera che, secondo il Conai (il Consorzio Nazionale Imballaggi), gli imballaggi rappresentano al giorno d’oggi più o meno il 30% dei rifiuti urbani prodotti in Italia.
Verso gli imballaggi ecosostenibili
Ecco allora che scienza, imprese e istituzioni sono chiamate a ripensare l’imballaggio almeno sotto tre punti di vista.
- Per cominciare, bisogna evitare l’overpacking, cioè l’eccesso di impacchettamento. Una tendenza, quest’ultima, in forte crescita tra norme igieniche, leggi della grande distruzione e richieste dei consumatori (si pensi alle richieste di confezioni regalo sotto le feste che moltiplicano gli incartamenti).
- Poi è necessario coniugare il bisogno di ridurre il packaging di troppo con la crescente esigenza di sicurezza dei consumatori. Secondo una ricerca condotta da Swg per Comieco (Consorzio recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica), infatti, quasi la metà dei consumatori che era abituata a comprare prodotti sfusi ha cambiato abitudini, orientandosi verso i prodotti confezionati per ragioni di sicurezza e protezione dal virus.
- Infine (e in parallelo), rimane la sfida delle sfide: inventare e incentivare gli imballaggi eco-sostenibili.
Nuovi modelli di packaging
In tal senso, va segnalato lo studio I nuovi modelli di consumo e Ia riprogettazione del packaging: la scelta di materiali sostenibili nell’era dell’economia circolare con il quale la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha esaminato gli imballaggi ecologici che la filiera cartaria sta mettendo a punto. Tre le soluzioni di packaging emerse dalla ricerca: a) materiali a base organica di origine animale o vegetale; b) bioplastiche che si possono accoppiare con la carta; c) nanomateriali.
Nel primo filone rientra il chitosano, ricavato dal guscio dei crostacei. Si tratta di un polimero usato per produrre una pellicola biodegradabile e compostabile al 100%, utile a mantenere i cibi freschi più a lungo e senza emissioni. C’è poi la nanocellulosa, materiale che sta rivoluzionando l’industria cartaria: «Leggera, rigida, più resistente dell’acciaio e modellabile, ha caratteristiche che la rendono particolarmente performante per il packaging», spiega Marco Frey, direttore del laboratorio di ricerca sulla sostenibilità (SuM), in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Inoltre, le nuove applicazioni a base di cellulosa potrebbero ovviare alla necessità di ricorrere ai poliaccoppiati, rendendo possibile la realizzazione di imballaggi solo a base di carta, aventi proprietà di impermeabilità ed effetto barriera».
Gli scenari, dunque, sembrano particolarmente interessanti e tutto fa pensare che la prossima partita dell’economia circolare si giocherà negli imballaggi. Al momento i tradizionali carta e cartone la fanno da padrone, come dimostra l’aumento della differenziata urbana (nel 2019 sono state differenziate oltre 3,5 milioni di tonnellate di carta e cartone) e del riciclo degli imballaggi (oggi l’80% di quest’ultimi evitano la discarica). Il futuro, però, non è scritto. Palla, allora, alle industrie e ai creativi dell’eco-designer…